“Niente di ciò che è pubblico può essere sottratto alla conoscenza  dei cittadini”

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Il contrasto alla corruzione passa anche attraverso una stampa libera di fare inchieste e poterle pubblicare. Un concetto mai troppo scontato. Esistono infatti  forme subdole di minacce preventive usate come strumento per scoraggiare i singoli giornalisti a proseguire e portare a termini il lavoro. Beppe Giulietti non ha perso l’occasione per ribadirlo  al presidente dell’Anac Raffaele Cantone auspicando “l’avvio di un dibattito serio” rispetto alla necessità di occuparsi anche delle querele temerarie. Perché nel nostro paese sono troppi  i giornalisti sotto scorta “e solo gli sciocchi posso pensare e dire che chi vive sotto scorta è un privilegiato”.

Si è parlato anche di libertà di informare alla Feltrinelli di piazza Colonna durante la prima presentazione nazionale del libro  “E’ normale…lo fanno tutti” edito da Chiarelettere e scritto dal consigliere dell’Autorità anticorruzione Michele Corradino: un dialogo a più voci guidato da Giulietti al quale hanno partecipato oltre che l’autore del libro, Raffaele  Cantone (che ha scritto la prefazione) e i giornalisti Fiorenza Sarzanini – Corriere della Sera – e Lirio Abbate – l’Espresso -. “I giornalisti devono poter accedere agli atti pubblici, ordinanza cautelari incluse” afferma Cantone al vertice la struttura pubblica creata per prevenire e contrastare il malaffare e la corruzione che nel saggio di Corradino viene trattata in modo assolutamente diverso dai tanti libri dedicati alle intercettazioni. Innanzitutto in questo libro non ci sono nomi, un modo questo per evitare le riproposizione di scritture giudiziarie e lasciare spazio invece alla dimensione di “mala-quotidianità” di cui tutti i cittadini sono vittime. Il secondo stratagemma è quello di suddividere i settori di mala-operatività in capitoli che indentificano in modo semplice ed  efficace la pervasività e la diffusa presenza della corruzione:  “Lo fanno tutti. La normalizzazione della corruzione”, “La corruzione in famiglia”, “Malaffare e burocrazia. La corruzione 2.0”, “Corruzione e sport”.

Insomma, nessuno escluso: ogni ganglio della società italiana sembra pervaso dall’abitudine di corrompere. La corruzione non risparmia nessuno: imprenditori, pubblici amministratori, ma anche giudici, calciatori e medici. In sole 163 pagine il consigliere Anac e magistrato del Consiglio di Stato  non si limita a fare  la diagnosi del male ma prova a individuare quali possano essere i rimedi veri  (…)”. Ed ė certamente questa la parte che più conta per l’autore che rimarca  peraltro anche il costo sociale della corruzione e la percezione che ne hanno i  cittadini. “Niente di ciò che è pubblico può essere sottratto alla conoscenza  dei cittadini” scrive Michele Corradino, ponendo l’accento sullo strumento  della “completa trasparenza della pubblica amministrazione”.  Senza essere un visionario – anche per le sue plurime esperienze come capo di  gabinetto di diversi ministeri oltre che funzionario della Banca d’Italia   – il magistrato illustra e spiega gli strumenti contro la corruzione e il malaffare;  non si ferma ad una semplice enunciazione del problema, supportata dalle  trascrizioni di intercettazioni, ma propone una riflessione di operatività  insieme ai cittadini. In fondo lancia una sfida a tutti Michele Corradino, che  ammette come il suo intento sarebbe quello di intercettare e riuscire a fare  breccia in particolare nelle giovani generazioni. “Accrescere in loro  un’autentica coscienza di ostacolo alla corruzione sarebbe una grande vittoria  per tutti”.

Ecco dunque perché realizzare un libro  “tragicomico” dove il “tragico” è rappresentato dalla gravità degli intenti e  delle azioni estorsive a tutti i livelli, mentre la parte “comica” si insinua  in una quotidianità, talvolta anche famigliare, in cui figli illustrano ai  genitori le nuove tecniche di “aggancio” di corrotti o madri consolano figli  non all’altezza di padri corruttori. Le fasi di alcune delle numerose intercettazioni sembrano non lasciare alcun spiraglio alla speranza per questo Paese: “A me me frega solo dei soldi…non mi sento sporco”, “era il migliore, l’abbiamo fregato”, “metti meno cemento e più sabbia”. Spaccati di corrotti e corruttori quotidiani rivelati in questo testo che disegna fotografa il costo sociale vede economico della corruzione dilagante come causa principale della nostra crisi con un epilogo dedicato alle armi per prevenire il malaffare: strumenti, cure da trasmettere ai giovani, la classe dirigente di domani.


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