Turchia, la paura dell’invasione fa ignorare la repressione

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Non vi immischiate su come trattiamo la stampa dissidente o altrimenti vi bombardiamo di migranti. La Turchia manda messaggi in codice perché ha un’arma letale puntata sulla UE – i campi profughi che s’ingrossano ogni giorno – trattenuti a stento da esili cancelli. Una diga che l’Europa vuole rinforzare pagando 3 miliardi di euro, purché regga. E limitando al massimo le proteste ufficiali sulla violazione della libertà di stampa, nonostante  l’escalation di repressione che il governo ha iniziato contro singoli giornalisti per poi coinvolgere intere redazioni di radio e tv libere, fino al clamoroso sgombero del maggiore quotidiano d’opposizione Zaman,

Un’Europa libera da ricatti avrebbe annullato il vertice di Bruxelles allargato alla Turchia, proprio per dare un segnale forte di richiamo democratico. Ma gli interessi anti-migranti sono più forti della tutela della libertà di stampa. Così le dichiarazioni formali di protesta sono state subito riassorbite in comportamenti concludenti di tolleranza incondizionata.
Anche questa accondiscendenza per la persecuzione della libera stampa turca è un segno della decadenza dell’Europa.
La paura dell’invasione fa ignorare la repressione. E – di giorno in giorno – gli interessi si mangiano gli ideali.

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