Editoria, 40 firme del “Corriere della Sera” ai colleghi: “Compriamo azioni Rcs”

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Oltre 40 giornalisti del Corriere della Sera hanno indirizzato ai colleghi del quotidiano una lettera/appello ad acquistare azioni Rcs per “aspirare ad avere voce in capitolo, esercitando soprattutto un ruolo prezioso di garanzia e di controllo”, mandare un messaggio “chiaro e inequivocabile del nostro impegno a difendere la leadership del Corriere” e “costruire un presidio di professionalità nell’azionariato, capace se possibile di garantire un ruolo di rappresentanza”.

Entrare nel capitale di Rcs per esercitare un ruolo di garanzia e controllo, in vista del disimpegno della Fiat a seguito della fusione tra Repubblica e Stampa. Lo propongono in una lettera ai colleghi del Corriere della Sera oltre 40 giornalisti del quotidiano, tra cui alcune delle firme più note, tutti i capi desk, oltre a Claudio Magris.
“Se noi giornalisti del Corriere – si legge nella lettera – trovassimo il modo di acquistare un pacchetto di azioni potremmo aspirare ad avere voce in capitolo, esercitando soprattutto un ruolo prezioso di garanzia e di controllo. In più, daremmo un messaggio chiaro e inequivocabile del nostro impegno a difendere la leadership del Corriere vincendo le nuove sfide che ci troviamo di fronte, a maggior ragione dopo che la fusione fra Repubblica e Stampa è destinata a modificare radicalmente lo scenario editoriale italiano”.
Secondo i giornalisti firmatari, tra cui Pierluigi Battista, Massimo Franco, Aldo Cazzullo, Sergio Rizzo, Fiorenza Sarzanini, Beppe Severgnini, Gian Antonio Stella, Francesco Verderami, “non è affatto detto che siano soldi buttati via; potrebbe essere un buon investimento sul nostro futuro”.
“Gli strumenti non mancherebbero – sottolineano -. Ad esempio una società dei redattori, aperta a pensionati e poligrafici, alla quale potrebbe partecipare con una quota libera chiunque voglia essere della partita. Magari investendo anche parte delle nostre competenze accantonate in varie forme. Vi chiediamo solo di pensarci seriamente”.
“È ovvio che non si tratta di sostituirci agli azionisti – spiegano – cui chiediamo anzi di fare con maggior convinzione la loro parte: reinvestendo nel giornale, se necessario, parte dei rilevanti profitti che il Corriere ha garantito loro in tanti anni. L’obiettivo è costruire un presidio di professionalità nell’azionariato, capace se possibile di garantire un ruolo di rappresentanza”.


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