Il Nobel per la pace alle isole di Lampedusa e di Lesbo. Un’idea bella e civile

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“Diamo il premio Nobel per la pace alle comunità di Lampedusa e di Lesbo..” , queste le parole che il regista Gianfranco Rosi, vincitore dell’Orso d’oro al festival di Berlino, ha voluto dedicare a due comunità che sono diventate il simbolo della solidarietà, della inclusione, della accoglienza verso chi fugge da fame, guerra e terrore. Il suo film ” Fuocoammare” è un’opera tragica, disperata, ma illuminata non solo dal fuoco della violenza e dell’odio, ma anche dalla luce della passione civile e della dignitá umana.  Passione e dignità che unisce chi rischia la morte pur di garantire un futuro a sè e ai propri cari e chi, tra mille difficoltà, apre loro le braccia, li salva dalle onde del mare, li accoglie nel primo impatto con una terra straniera.

Non casualmente questo film, quelle scene le ha vissute e le vive ogni giorno, da testimone e, spesso, da protagonista, come pescatore, come sommozzatore, come medico o infermiere, come amministratore, come prete, come cittadino che apre una porta o magari si limita a regalare il primo sorriso.

L’idea di Rosi, bella e civile, è quella di dare il Nobel per la pace alle isole di Lampedusa e di Lesbo e alle loro comunità. Non sappiamo se questa proposta troverà il giusto ascolto nelle austere stanze di chi dovrà dare il giudizio finale, ma sicuramente merita di essere ripresa, condivisa, rilanciata, anche e soprattutto da chi, come questa rivista, ha fatto dell’impegno per la solidarietà, l’accoglienza, l’inclusione, un solido punto di riferimento etico ed editoriale. Sarà appena il caso di ricordare che Papa Francesco ha iniziato il suo viaggio recandosi a Lampedusa e ad Assisi, e ha ogni giorno ripetuto il suo appello a costruire i ponti e a superare i muri.

Le comunità di Lampedusa e di Lesbo, insieme a tante altre, sono state e sono la quotidiana rappresentazione di chi, fisicamente e spiritualmente, ha raccolto quelle parole e le ha trasformate in una pratica quotidiana  grazie anche all’impegno di amministratori, come il sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini, che non hanno mai ceduto alla demagogia di chi, pur di guadagnare facile consensi, non esita a cavalcare razzismo, xenofobia, disperazione sociale.
Non sappiamo se quel Nobel per la pace prenderà mai la strada di Lampedusa e Lesbo, ma sicuramente l’appello di Gianfranco Rosi può essere raccolto, se lo vorranno, da questa rivista, dalla federazione della stampa, dalla associazione articolo 21, dalla rete Illuminare le periferie del mondo, dalla tavola della pace.

Nel prossimo mese di aprile Assisi ospiterà il meeting dei giovani, migliaia di ragazze e di ragazzi, con i loro insegnanti, si ritroveranno per discutere di pace, di informazione, di solidarietà, di integrazione; perché non proiettare ” Fuocoammare” davanti allaa Basilica di San Francesco, magari a pochi metri da quel barcone arrivato da Lampedusa e che i frati del Sacro convento hanno voluto mettere a pochi metri dalla tomba del Santo?

Ai rappresentanti di Lampedusa e Lesbo, tutti insieme, potremmo donare quel l’olio sacro che, da secoli, rende omaggio a Francesco e incarna proprio i valori dell’accoglienza senza distinzioni di fede, condizione sociale, colore della pelle.


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