Perché serve una consultazione pubblica sul FOIA italiano

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Il Governo annuncia un FOIA entro l’anno ma non fornisce alcun dettaglio su come sarà. Intanto le analisi internazionali sull’unica proposta di legge avvertono: necessarie drastiche modifiche per avere un vero diritto di accesso. L’appello della campagna Foia4Italy.

Il primo Freedom of Information Act italiano diventerà legge entro l’anno. Lo ha confermato ieri l’On. Anna Ascani (PD) durante una conferenza stampa alla Camera dei Deputati. Questa nuova legge sulla libertà di accesso all’informazione, già presente in più di 100 paesi e universalmente riconosciuto come cardine della trasparenza e dell’Open governement, è anche oggetto di una petizione su Change.org firmata da più di 41mila italiani.

Ad oggi l’unico testo depositato dalla maggioranza alla Camera è la proposta di legge 3042 a firma di Anna Ascani (PD) dello scorso 15 aprile che, insieme all’On. Paolo Coppola (PD) ha anche inserito la delega (Art.7 comma 1 lett H) al Governo al Foia nella riforma dell’Amministrazione Pubblica varata lo scorso agosto.
La delega dà tempo al Governo fino al 28 febbraio 2016 per promulgare il Foia con un decreto legislativo. Il testo proposto solleva però non poche preoccupazioni all’interno di Foia4Italy, l’iniziativa che raggruppa 32 organizzazioni della società civile che, lo scorso febbraio, ne aveva presentato la prima bozza all’Intergruppo innovazione.

A 120 giorni dalla scadenza della delega per promulgare la legge, Foia4Italy chiede che il governo recepisca le raccomandazioni degli esperti internazionali presentate ieri alla Camera e renda trasparente l’iter legislativo aprendo una consultazione pubblica ufficialesull’attuale testo del Foia.

Le valutazioni sul testo della 3042 richieste da Foia4Italy sono firmate da tre dei massimi esperti della trasparenza e del diritto di accesso: Toby Mendel del Centre for Law and Democracy, Helen Darbishire di Access Info Europe e Ben Worthy del Birbeck College dell’Università di Londra. “Al netto delle carenze, la proposta è un passo in avanti importante per introdurre un reale diritto di accesso in Italia” sottolinea Worthy, esperto in diritto di accesso della University of London. “L’Italia si sta muovendo” riconosce Mendel, “ma c’è bisogno di un approccio più ambizioso”. “Le intenzioni sono buone” gli fa eco Darbishire, “ma il testo è ancora limitato da una mentalità amministrativa molto italiana”.

Gli esperti promuovono le intenzioni innovative del testo, ma non fanno sconti: troppe eccezioni, un ambito di applicazione da espandere e mancanza di misure di assistenza dei cittadini e di promozione del diritto di accesso sono i punti dolenti. Per quanto riguarda l’ambito di applicazione, i tre lo denunciano come ancora troppo ristretto perché, per esempio, concede l’accesso solo ai cittadini italiani maggiorenni, non comprende l’attività amministrativa di Parlamento, il ramo giudiziario, gli organi di polizia e gli enti privati finanziati dallo Stato.

“L’emendamento alla riforma della PA che ho presentato insieme all’On. Coppola già estende a ‘chiunque’ la facoltà di chiedere accesso” risponde Ascani sul primo punto. Un altro punto dolente sono le eccezioni troppo ampie e formulate in maniera vaga che lascerebbero un’eccessiva discrezione per argomentare rifiuti alla trasparenza. Il diritto di accesso dovrebbe, sottolineano gli esperti, essere la regola e non una concessione ad-hoc.

Un esempio è la lettera d dell’art. del testo depositato alla Camera che esclude dall’accesso le informazioni che riguardino “la riservatezza di persone giuridiche, gruppi, imprese (…) con particolare riferimento agli interessi (…) finanziario, industriale e commerciale di cui siano in concreto titolari”. Insomma, buona fortuna ai giornalisti e ai cittadini che volessero usare il Foia per sapere qualcosa su, per esempio, un’azienda partecipata.

Il faro guida del provvedimento dovrebbe, secondo i tre esperti, essere la tutela dell’interesse pubblico e le eccezioni intese come misure molto ben definite. In questo senso sarebbe auspicabile che il testo che dovrebbe essere presentato al Consiglio dei Ministri nelle prossime settimane, non prevedesse macchinosi rimandi ad altre norme ma, come nella normativa anglosassone, fosse un testo autosufficiente che prevalga su tutte. “So bene che la parte più importante di un Foia sono proprio le eccezioni al diritto di accesso” osserva Ascani, “e si sta lavorando per avere tutele più definite rispetto alla proposta presentata lo scorso aprile”.

Il terzo punto è la necessità di prevedere sanzioni che impongano alle amministrazioni di assistere i cittadini che chiedono di accedere agli atti (oggi appena il 35% si degna di rispondere entro i 30 giorni previsti per legge). A questa misura dovrebbero accompagnarsi anche provvedimenti per promuovere l’uso del Foia come già previsto in molti di altri Paesi.

Nei rating internazionali sul diritto di accesso, l’Italia occupa oggi una delle dieci posizioni peggiori al mondo (97esima su 102, dietro a Giordania e Tajikistan). Le prime analisi richieste da Foia4Italy mostrano che l’approvazione di un testo come quello attualmente depositato alla Camera migliorerebbe il suo punteggio di appena il 13% (da 65 a 85 punti).

Foia4Italy chiede perciò al Governo che il testo del decreto legislativo punti a posizionare l’Italia almeno tra i primi 50 paesi della scalaRTI  e si rende disponibile per contribuire a questo miglioramento con le competenze dei suoi esperti e promuovendo una consultazione pubblica.

Mancano 120 giorni alla scadenza della delega per il Foia e sarebbe un peccato sprecare un’occasione così importante per dare più democrazia e trasparenza all’Italia.

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Video conferenza stampa (30 ottobre 2015)http://webtv.camera.it/archivio?id=8548&position=0

@fama_andrea 


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