Giornalista, un mestiere libero da ricatti e condizionamenti, economici, politici, culturali… Così lo intendeva mio padre

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Un anno fa moriva mio padre. Voi di Articolo21 siete stati tra coloro che più gli sono stati vicini, per amicizia, stima, affetto. avete spinto voi, per primo Beppe Giulietti,  insieme a Franco Siddi, perché fosse istituita una borsa di studio diventata poi realtà grazie al direttore Rizzo Nervo.

Il piu’ bel regalo che poteva essere fatto a mio padre, che per tanti giovani e’ stato un modello e che ai giovani si proponeva come un maestro mai in cattedra e sempre disponibile. Entusiasta della professione, nonostante i tanti bavagli che nascono non solo dalle minacce esplicite, ma anche dalle preoccupazioni per la chiusura delle testate, le querele che spesso vedono i colleghi lasciati soli dai propri giornali, dalle ridiscussioni dei contratti, dalle esternalizzazioni, dagli accorpamenti e via dicendo.Un mestiere per il quale mio padre credo vedesse ancora la necessita’ di lottare non solo per farlo sopravvivere, ma farlo vivere all’unica condizione possibile: che rimanga un mestiere libero da condizionamenti e ricatti di qualsiasi genere, economici, politici, culturali. anche perche’, come scriveva uno dei pensatori liberali piu’ amati da mio padre, Benjamin Constant, nel periodo buio e burrascoso della restaurazione francese: “Con i giornali, a volte c’è disordine; senza di loro, c’è sempre schiavitù”.

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