Baia Domizia: diversamente estate

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Cellole. Con l’avvento dell’estate è inevitabile dover affrontare temi quali la disabilità e praticabilità dei servizi turistici. Si parla tanto di diritto di accessibilità alla filiera turistica, di non discriminazione dei soggetti diversamente abili, ma tanti poi sono i “percorsi ad ostacoli”. Il 2015 sembra, però, presentarsi come un anno decisamente positivo in merito all’adeguamento delle strutture balneari e recettizie alle necessità delle persone che esprimono esigenze specifiche. Sui litorali noti e meno noti (quali i toscani, siciliani, laziali) azioni concrete sembrano essere state messe in campo per abbattere le barrire architettoniche, pur se più dai privati che dagli enti pubblici.

A Baia Domizia, località balneare un tempo destinazione vip, oggi meta del turismo “mordi e fuggi”, in via dell’Erica – zona residenziale con villette monofamiliari (espressione della media-borghesia anni ’80) e giardini in fiore – fervono le attività di una colonia estiva.

Si tratta del Progetto SpiaggiAbili: servizio di colonia estiva diurna messo su da un gruppo di genitori, in collaborazione con associazioni, cooperative sociale e Enti Pubblici: un po’ per far fronte a quelle che sono le necessità della famiglie – in un periodo in cui per la chiusura delle strutture pubbliche e private di assistenza, si incontrano maggiori disagi – un po’ per la voglia di vivere l’estate e la spiaggia nella più ampia autonomia e sicurezza. Indubbiamente, la maggior parte degli stabilimenti balneari locali è – da tempo – attrezzata per accogliere ospiti diversamente abili – d’altronde, cercare di rispondere ai diversi bisogni, tra cui quelli manifestati dalle persone con necessità specifiche, non è solo una questione di rispetto delle normative, ma anche un’opportunità di business – ma ciò che rende questo progetto peculiare è il fatto che si tratti di una spiaggia libera degnamente equipaggiata per bisogni  specifici. Nata dalla volontà di ospitare prioritariamente le persone diversamente abili appartenenti all’ambito territoriale C9, ospita anche utenti di strutture residenziali limitrofe e turisti in soggiorno balneare, soli o con le proprie famiglie. Non si tratta, infatti, di uno spazio pensato esclusivamente per soggetti con difficoltà psico-fisiche e/o sensoriali, ma per le loro famiglie. L’obiettivo è quello di vivere la spiaggia con le famiglia senza le difficoltà e l’imbarazzo – come dichiarato da Antimo Fazzone, papà e presidente della onlus Il sorriso della vita – di non riuscire a gestire le grandi e piccole faccende quotidiane, supportati dall’idea che personale specifico – OSA, OSS ed educatori, in costume da bagno e ciabatte – siano presenti per tutte le necessità.

Nata da un progetto congiunto tra l’associazione di genitori e il Consorzio Nestore – ente gestore del centro diurno educativo “Progetto insieme”- si è deciso fin dall’inizio di bandire qualsiasi tipo di ghettizzazione: la spiaggia libera resta tale, quindi aperta ai teli e le sedie a sdraio dei quotidiani bagnati, solo uno spazio è riservato agli ombrelloni e le strutture dell’associazione di cui tutti possono usufruire, se necessario. Come evidenziato da Antimo e il resto degli operatori: Ci sarebbe ancora tanto da fare, ma ci adeguiamo alle necessità in evoluzione. Ad esempio, l’anno scorso la nostra doccia era più piccola, quest’anno abbiamo optato per una soluzione più ampia e che assicurasse maggiore privacy. Sebbene le spese siano coperte interamente da Comune di Cellole, il gadget è contenuto, per cui abbiamo optato per le canne di bambù che infondo si sposano bene con l’aspetto agreste dell’arenile domizio! Qualche settimana fa i volontari, gli operatori e i ragazzi del centro si sono occupati della sistemazione degli spazi esterni e dei locali interni della struttura che ospita la colonia. D’altronde, l’età media degli utenti iscritti al centro Progetto insieme (i frequentatori più assidui della colonia), è abbastanza alta 35 anni, per cui le attività organizzate sono diversificate. E poi aggiunge. Non ci sono bagni e non c’è un bar, usufruiamo dei servizi dei vicini stabilimenti balneari collegati con delle pedane a norma. La volontà è quella di far rete sul territorio. Integrare i nostri ospiti e farci conoscere. Il passa parola funziona benissimo. Un nostro bagnate e il suo papà mi sono stati segnalati da un amico di un lido poco distante, che sebbene non avesse voglia di perdere un cliente, ha ritenuto giusto mettere a conoscenza la famiglia di un servizio offerto da territorio.

Lo stabile, a cui si accenna, è una bella villetta in stile coloniale assegnata al comune in base legge 575/65. Si tratta dunque di un bene confiscato alla criminalità organizzata, ma – forse per questo all’inizio non riuscivo ad individuarla – non ci sono targhe o bandiere che lo specifichino. È una casa di vacanza come le altre – e in realtà, può capitare di non trovare neppure la piccola insegna del Centro Insieme a volte smontata e spostate in spiaggia – ma non c’è residente che non la sappia indicare.


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