L’obiettivo Europa e i problemi dell’Italia

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Nel “giovanilismo” agli inizi del Novecento era stato proprio del fascismo mussoliniano ma che, alla fine dello stesso secolo, è ritornato nel nostro Paese grazie al governo delle larghe intese Renzi-Alfano, una regola non scritta è che dai giovani e giovanissimi arrivano le novità e dai vecchi, o comunque da quelli che hanno più di quarant’anni, arriva al massimo qualche utile riflesso del passato. Chiunque andando in giro per le città può rendersene conto. Perciò mi ha colpito l’osservazione del fondatore del quotidiano La repubblica Eugenio Scalfari-uno dei migliori giornalisti che io abbia conosciuto e frequentato a lungo-di fronte al massiccio astensionismo che- nelle recenti elezioni comunali e regionali- ha penalizzato la politica italiana, e anzitutto come era inevitabile, il partito democratico diventato di recente il maggior partito dello scacchiere nazionale.

E ancor di più mi ha colpito il fatto che una tra le cause di fondo di questo disagio degli elettori italiani è lo stato ancora arretrato dell’unificazione europea.  Scalfari riferisce che il ministro dell’Economia Padoan ritiene che uno Stato europeo federato sia indispensabile in una società globale, che ci vorranno alcuni  per costruirlo ma che non si può perdere altro tempo per incominciare a lavorarvi e che gli Stati europei(inclusa l’Italia) devono fare numerose concessioni di sovranità per raggiungere un simile obbiettivo ed è incredibile che ancora oggi la Banca centrale europea non abbia un unico interlocutore politico e non c’è un ministro del Tesoro che rappresenti l’intera Eurozona. Padoan ha confermato anche che Mario Draghi la pensa allo stesso modo(come, peraltro, ha le stesse idee Romano Prodi).

Scalfari si chiede a ragione che cosa pensa la Germania sul problema e, dando per scontato che Angela Merkel sia d’accordo con Draghi e con Padoan, il problema sarà convincere  i tedeschi che, per chi li conosce bene e anche per l’autore di questo articolo, sono d’accordo sull’Europa confederale ma non vogliono di più, persuasi  di farcela in ogni caso in una società globale. E questo è un problema che la Merkel farebbe bene a risolvere presto e bene. Sulle altre questioni affrontate da Scalfari nel suo editoriale non è il caso di dilungarsi. Ma è invece fondamentale chiedersi se l’attuale governo italiano possa e voglia impegnarsi nello sforzo di unificazione continentale e quanto potrà ancora durare prima di elezioni politiche generali. E’ difficile, se non impossibile, avanzare previsioni precise in un campo come questo per un Paese, che ha una storia come la nostra, ma una cosa forse si può dire con una lunga esperienza di ricerche e di riflessioni ed è che ci vorrebbe un governo più solido e più omogeneo per un compito urgente e importante come quello che ci attende e che, a mio avviso, è decisivo per il nostro destino. C’è da sperare che queste nuove condizioni possano crearsi non tra troppo tempo e nel modo migliore. Staremo a vedere.


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