Piccolino, ucciso per le sue coraggiose battaglie civili

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Mario Piccolino aveva 71 anni, di professione faceva l’avvocato e conduceva da sempre nella città di Formia, in provincia di Latina, battaglie civili coraggiose contro la presenza e gli interessi radicati delle mafie. Denunce portate avanti con determinazione attraverso il suo blog freevillage.it e che probabilmente gli sono costate la vita. Ieri pomeriggio, infatti, alle ore 17, Piccolino è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa mentre stava come di consueto nel suo studio in via della Conca a Formia.

Piccolino era un uomo retto e stimatissimo in città. Per il suo coraggio e la determinazione con la quale portava avanti la battaglia comune contro le mafie e soprattutto contro alcune famiglie appartenenti al clan dei casalesi presenti da anni nel Sud Pontino, era diventato un esempio per molti giovani formiani che reclamano maggiore impegno e maggiori risultati nella lotta alle mafie e ai loro interessi criminali. La storia mafiosa e criminale del Sud Pontino è caratterizzata da un intreccio perverso di interessi mafiosi e convenienze politiche, di attività mafiose, soprattutto edili, concessioni e varianti rilasciate sempre con molta generosità, crimini, ricatti e violenze. Secondo ad esempio la relazione conclusiva (Doc. XXIII n. 16 Tomo I) della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere4, tanto per dire, “la più radicata e costante penetrazione mafiosa nel Lazio riguarda, tuttavia, la zona pontina e la provincia di Latina, che è un avamposto naturale per l’ingresso della camorra nel Lazio. Nella zona il predominio, fortificato dalla rigorosa attuazione del violento metodo mafioso, è del «clan dei casalesi», che sembrano controllare tutte le attività illecite. A Latina hanno sede alcuni esponenti della famiglia Bardellino, della famiglia La Torre, del clan Esposito e del clan Moccia. Di particolare rilievo le indagini sull’infiltrazione e sull’acquisizione del controllo del mercato ortofrutticolo di Fondi, oggetto della operazione Damasco della D.D.A. Romana…” (pag. 184, XVI legislatura). Piccolino lo sapeva benissimo e amando visceralmente il suo territorio non poteva accettare di vederlo ulteriormente consumato dall’azione congiunta di mafiosi, politici troppo pavidi e imprenditori compiacenti. Il suo omicidio lascia sgomenti per la spietatezza e ostentata sicurezza dimostrata dal killer. L’omicida è infatti entrato nello studio dell’avvocato sostenendo di avere un appuntamento, salvo poi ucciderlo senza pietà. Un testimone lo avrebbe visto scappare e per questo il suo identikit risulterebbe piuttosto preciso. Sembrerebbe un uomo giovane, di bassa statura, probabilmente sconosciuto a Piccolino, fuggito indossando un paio di bermuda militari. L’auspicio è che venga presto arrestato e con lui anche gli eventuali mandanti.

Già in passato l’avvocato formiano fu oggetto di minacce e aggressioni. Nel 2009, ad esempio, sempre nel suo studio, era stato barbaramente aggredito a colpi di cric sul volto da un uomo successivamente identificato nella persona di Angelo Bardellino, per questo rinviato a giudizio per aggressione. I Bardellino sono tra i fondatori del clan dei casalesi, in grado di investire ingenti capitali illeciti nell’economia legale, anche grazie ad una serie di colletti bianchi e liberi professionisti dediti a questa attività, con grandi interessi nell’edilizia e nella gestione dei rifiuti. Residenti a Formia hanno fatto del Sud Pontino l’architrave dei propri interessi criminali e cabina di regia di affari sporchi anche internazionali. In un’altra occasione ricevette avvertimenti in stile mafioso piuttosto espliciti: davanti alla sua abitazione trovò infatti alcune teste mozzate e viscere di pesce. Segno inequivocabile di un’attenzione nei suoi confronti e della sua attività di denuncia. Tra le ultime denunce di Piccolino si ricorda quella contro il video poker e il relativo sistema d’affari che questo business ha saputo sviluppare, spesso in mano alle mafie. Il gioco, secondo l’associazione Libera che a questo business ha dedicato un documentato dossier (Azzardopoli), è la terza industria in Italia per fatturato. Peraltro non conosce crisi e aumenta ogni anno il suo giro di affari stimato in circa 76,1 miliardo di euro. Quello illegale, in mano alle organizzazioni criminali, vale in termini di giro d’affari 10 miliardi di euro e vede coinvolti 41 clan, tra mafia, camorra e ‘ndrangheta. Inoltre aveva condotta una battaglia civile importantissima ancora attraverso il suo blog sostenendo l’iter di assegnazione del patrimonio confiscato all’avvocato della camorra, Cipriano Chianese, che, nella cittadina pontina e non solo aveva fortissimi legami economici e un ingente patrimonio immobiliare.

Intanto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha definito l’episodio «un fatto gravissimo che ci addolora e su cui va fatta al più presto piena luce», mentre il senatore del Pd Raffaele Ranucci, formiano, ha parlato di «un’esecuzione in piena regola di inaudita ferocia, un atto che richiama alla mente le tecniche della malavita organizzata» e «un attentato alla libertà di parola e di espressione. Libertà che Piccolino quotidianamente esercitava attraverso il suo blog di denuncia Freevillage, molto conosciuto nella sua città».

Sull’omicidio è intervenuto anche Davide Mattiello, deputato del Partito Democratico, membro della Commissione parlamentare antimafia e già esponente nazionale di Libera, il quale ha dichiarato «le modalità dell’omicidio fanno pensare all’arroganza di chi ha forti appoggi sul territorio. Da tempo investigatori e magistratura avvertono della presenza di organizzazioni mafiosi, non soltanto la storica presenza della camorra sul litorale, ma quella pesante della ‘ndrangheta. Tenere alta l’attenzione su quanto sta accadendo nel pontino è responsabilità nazionale; chi si espone sul territorio per denunciare deve sentire la presenza dello Stato al suo fianco. Mi chiedo – continua il deputato – se non fossero stati raccolti elementi di allarme per la situazione dell’avvocato Piccolino che avrebbero potuto determinare l’assunzione di misure tutorie». Per il consigliere regionale di Forza Italia Giuseppe Simeone si tratta di un fatto «terribile ed inquietante. A Formia non è mai accaduto nulla del genere». In realtà sono molti gli episodi inquietanti e anche le esecuzioni mafiose o sospette tali compiute nel Sud Pontino. Resta invece sinora in silenzio il deputato di Forza Italia Claudio Fazzone, peraltro membro anch’egli della Commissione parlamentare Antimafia, eletto proprio nel Sud Pontino e fine conoscitore di quel territorio.

L’omicidio di Piccolino senza dubbio non arresterà la battaglia di quanti sono da anni impegnati nella lotta alle mafie e alla mala politica. Certo, resta lo sconcerto per la facilità con la quale si può uccidere un uomo già assai esposto ad azioni intimidatorie e violente, ma anche la convinzione che la mafia è e resterà sempre una montagna di merda.


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