La Mondadori vuole comprarsi Rcs?
Un nuovo gigantesco conflitto di interessi

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Se fosse vera la notizia, data ieri dai nostri più importanti mezzi di comunicazione di massa, secondo cui la Mondadori si appresta ad acquisire l’intera partecipazione detenuta dalla Rcs Media Group pari al 99,99 % del capitale, saremmo di fronte a un nuovo, gigantesco, conflitto di interessi. L’offerta include, secondo il comunicato, oltre alla quota già detta di Rcs Media Group anche l’ulteriore complesso di beni e attività che costituiscono l’ambito librario di Rcs (incluso, con tutta evidenza, anche il Corriere della Sera). Se i due gruppi si unissero – si nota – il loro presidio sul mercato sarebbe notevole. Il valore della transazione potrebbe essere tra i 120 e i 150 milioni di euro e si parla, visti i debiti dell’uno e dell’altro gruppo, di un possibile aumento di capitale che chiamerebbe in causa la Fininvest.

Già perché proprietaria della Fininvest è tuttora la famiglia di Silvio Berlusconi che, a quanto pare, è convinto, forse con qualche fondamento, che dal prossimo 9 marzo non dovrebbe essere più incandidabile e inelleggibile come è tuttora e potrebbe direttamente o con la figlia Marina riprendere di fatto e di diritto il controllo della Fininvest e quindi del nuovo maxigruppo di libri e giornali che fa capo al gruppo Mondadori. E se questo avverrà – mancano ormai poche settimane alla nuova scadenza – ci troveremmo di nuovo di fronte alla situazione che convinse Silvio Berlusconi presidente del Consiglio dei ministri nel 2004 a far approvare quasi di corsa la legge Frattini sul conflitto di interessi che non ha eguali in Europa o in Occidente e che gli consentirà di nascondere il reale e gigantesco conflitto di interessi che potrebbe nascere per chi guida il secondo partito politico e parlamentare in Italia e, nello stesso tempo, grazie a settimanali e quotidiani oltre che canali televisivi di un certo ascolto, è in grado di influenzare notevolmente gli atteggiamenti e quel che conta di più i comportamenti politici e culturali di  molti milioni di italiani.

Come è noto, nel 1996,  dopo l’approvazione in una sola Camera e quindi la reiezione di fatto  del disegno di  legge Passigli che fissava l’obbligo per chi avesse un patrimonio eccedente una certa somma (ed è il caso non soltanto di Berlusconi ma di altri ricchissimi italiani) si decise di affidare la società ad un’apposita società indipendente(blind trust o fondo cieco). Otto anni dopo il governo Berlusconi, tramite la cosiddetta legge Frattini del 20 luglio 2004 n.215 disponeva che l’imprenditore individuale provveda a nominare uno o più institori, ossia persone di sua fiducia (anche parenti, amici o collaboratori)  ai quali affidare l’effettiva gestione aziendale.

Questa è la prospettiva che ci attende dunque se l’operazione oggi annunciata andrà in porto. Mi sembra il caso dunque di porsi il problema con un certo anticipo e fare in modo che la normativa italiana sul conflitto di interessi superi la ridicola “legge Frattini” con garanzie molto maggiori di quella che prevede di fronte a un pericolo grande e forse imminente.


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