Insulti e spinte. Giornalista del Secolo XIX aggredita a Genova

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L’Associazione Ligure dei Giornalisti esprime solidarietà alla collega fotoreporter del Secolo XIX aggredita a Genova durante la manifestazione contro Uber. Alcuni tassisti hanno circondato, spintonato e pesantemente apostrofato la collega che stava semplicemente documentando la protesta. Recentemente una ricerca di Reporters sans Frontieres ha collocato l’Italia al 73^ posto nella classifica della libertà di stampa. In un anno solo l’Italia ha perso 24 posizioni (nel 2013 era al 49esimo posto della classifica) e questo è il risultato degli attacchi subiti dai giornalisti contro i quali, nel 2014, si sono registrate 43 aggressioni fisiche e 7 attacchi incendiari per non parlare poi delle minacce più odiose (come l’uccisione dei cani di un collega) e delle ingiustificate di diffamazione che sono state 129. I tassisti genovesi potranno essere soddisfatti se, anche a causa del loro comportamento e per di più nei confronti di una collega precaria, nel 2015 l’Italia potrà scalare  qualche altra posizione nella classifica dei Paesi in cui alla stampa vengono messi silenziatore e bavaglio.

IL COMUNICATO DEL CDR DE IL SECOLO XIX
La redazione del Secolo XIX esprime la sua solidarietà alla collega fotoreporter che questa mattina è stata aggredita da una decina di tassisti mentre svolgeva il suo lavoro, tentando di raccontare la protesta organizzata contro Uber. Sarebbe già deprecabile in sé il fatto che una decina di energumeni, facciano un tale sfoggio di machismo e arroganza, insultando una donna, strattonandola, e obbligandola con la forza ad allontanarsi da una piazza, un luogo pubblico, in cui era in atto una protesta pubblica. Il fatto è che sono le ragioni stesse di una protesta, di fronte a gesti come questo, a perdere di credibilità. Soprattutto quando i membri di una categoria sindacalizzata, in gruppo e con fare intimidatorio, se la prendono con una precaria. Siamo (e vogliamo essere) certi di parlare di una piccola minoranza. Eppure non riusciamo a non essere colpiti dal silenzio dei rappresentanti di questa categoria, persone che stimiamo, con cui ci confrontiamo quotidianamente e che dovrebbero far sentire la loro voce in situazioni del genere. I tassisti sono stati spesso in prima linea nella difesa della libertà di stampa e prima ancora di parola (di questo li ringraziamo) quando si è trattato di solidarizzare con cause lontane, dal Tibet alla strage di Charlie Hebdo. La tensione è stata stemperata grazie all’intervento della polizia. Ma riteniamo che, in una città italiana e durante una manifestazione pacifica, un giornalista non dovrebbe aver bisogno dell’intervento della forza pubblica.


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