Gian Lorenzo Bernini incontra i barbari

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Gian Lorenzo Bernini, architetto, scultore, pittore, drammaturgo e scenografo, genio assoluto del barocco Italiano, è stato protagonista inconsapevole – in occasione della partita di calcio Roma-Feyenoord – di una rappresentazione miserrima messa in scena dai lanzichenecchi-ultras al seguito della squadra olandese, molto lontana dalle pièce teatrali ideate da lui come artista-impresario nel Diciassettesimo secolo: “Gian Lorenzo Bernini incontra i barbari”.

Nella città eterna, dietro la committenza di un importante mecenate e nella tradizione della Commedia dell’arte, l’artista si è reso protagonista più volte della creazione di veri spettacoli  teatrali, dipingendo le scene e intagliando le statue, prodigi scenografici, con macchine sceniche splendide, uniche, e la composizione di dialoghi e musiche.Il testo di una di queste opere è stato pubblicato da Cesare D’Onofrio nel 1963 con il titolo di “Fontana di Trevi” e poi edito in edizione critica con il titolo “L’impresario” nel 1992 a cura di Massimo Ciavolella, casa editrice Salerno.

Opere teatrali sublimi, pari al genio che lo ha contraddistinto nella creazione  di opere scultoree o architettoniche, presenti in tutta Roma, miracoli, come l’Apollo e Dafne, il Ratto di Proserpina, il Colonnato ellittico di Piazza San Pietro, la Fontana dei Fiumi a Piazza Navona o la Barcaccia in piazza di Spagna.

Ed è proprio qui, in quest’ultimo luogo, che è andato in scena il Teatro dell’assurdo, con la fontana di Gian Lorenzo Bernini, malcapitata protagonista. Una piéce incapace però di creare un effetto comico, come per sua natura, ma esclusivamente e pericolosamente tragico.

Un volo pindarico che muta la  locuzione latina “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini” e riporta la capitale italiana in balia delle invasioni barbariche, scorrerie di bestie feroci, prive di intelletto alcuno, felici di orinare su un’opera che sopravviverà alle loro misere esistenze, incapaci di cogliere la bellezza di interi mondi e nutrirsene.

Nel Ventunesimo secolo viene profonda nostalgia e desidero di assistere alle rappresentazioni di un artista del passato, capaci di lasciare negli occhi dello spettatore la meraviglia. In alcuni casi, il presente e i suoi protagonisti – spettri portatori insani di devastazione e ignoranza – mette irrimediabilmente paura.


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