Rai: IndigneRai, “lettera aperta a Cantone per verificare gli appalti”

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“Alla luce dei numerosissimi ed eclatanti casi di corruzione rivelati in tempi recenti dalle indagini della Magistratura, rappresentiamo la nostra più viva preoccupazione per quello che potrebbe essere la gestione degli appalti anche nella realtà aziendale Rai. Com’è noto, Rai destina annualmente oltre un miliardo di euro (le stime più aggiornate riferiscono di ben 1.300 milioni l’anno) di soldi provenienti dal canone radiotelevisivo, in appalti che i sindacati e i lavoratori Rai da sempre contestano come poco trasparenti se non addirittura inutili”. Lo scrive il Movimento lavoratrici e lavoratori Rai Indignerai in una nota. “Infatti, molti di questi appalti vengono conferiti per servizi (riprese televisive, montaggio, scenografie, settore autoriale e ideazione) che ben potrebbero essere svolti da personale tecnico interno. Una cifra così considerevole lascia temere che gli appetiti e interessi che giostrano intorno a questa enorme torta possano essere tutt’altro che leciti. Non stupisce in tal senso che nella recente inchiesta su Mafia Capitale emergano vicende che riguardano Rai. Ci riferiamo in particolare agli appalti relativi al servizio di sicurezza e al servizio bar dei centri aziendali, due casi analoghi avvenuti a pochissima distanza temporale uno dall’altro. Il primo si riferisce alla Metronotte la società di servizi di sicurezza che parrebbe essere stata raggiunta da un provvedimento da parte della Prefettura di Roma di interdizione dal proseguimento delle attività presso le committenze nella quali ha in essere forniture di servizio a causa di un’informazione antimafia, che attesta «la presenza di situazioni relative a tentativi di infiltrazioni mafiose». Dal 30 novembre la Rai ha rescisso il contratto di servizio e di conseguenza molti posti di lavoro sono improvvisamente messi in discussione dalla vicenda giudiziaria”.
“Il secondo riguarda i lavoratori della Unibar il cui titolare Giuseppe Ietto, che pare essere legato a Massimo Carminati avrebbe voluto fortemente la Unibar come fornitrice di servizi di ristorazione presso i campi dei rifugiati e che è riuscito ad ottenere l’appalto anche con la Rai per diversi anni. Anzi, in maniera ancora più grave, parrebbe che il rinnovo sia avvenuto senza passare attraverso una formale gara di appalto. Sempre dalle cronache leggiamo che la sorella di Carminati sarebbe stata assunta dalla Unibar. Ancora di recente abbiamo appreso dalla cronache di un funzionario di RaiGold che sarebbe indagato per aver favorito l’acquisto di film russi a prezzi gonfiati in cambio di tangenti. Ma questi episodi potrebbero essere solo la punta dell’iceberg. È risaputo per esempio che le famose Big Five (5 note case di produzione) si spartirebbero annualmente una grossa fetta di appalti per produzioni che spesso potrebbero essere realizzate internamente. Con quali criteri si assegnano gli appalti a queste case produttrici? E a quali costi? E le stesse preoccupazioni concernono le produzioni commissionate da Rai Fiction e/o RaiCinema. Persino la Commissione di Vigilanza Rai non riesce a ricevere le dovute informazioni su questi appalti, considerato che si sente rispondere sistematicamente dai vertici aziendali che si tratterebbe di attività gestionale sottratta come tale al controllo della Vigilanza Rai e che tali dati sarebbero coperti dal segreto industriale (come dire, non li riveliamo perché potrebbero favorire la concorrenza). Peccato che si tratti di appalti conferiti con proventi da canone, ovvero pubblici, e che pertanto si imporrebbero obblighi di massima trasparenza laddove invece sembra di riscontrare la più assoluta opacità. E i dubbi potrebbero essere ancora tanti: quanti dirigenti esterni potrebbero essere stati assunti in posti chiave proprio eventualmente per favorire partite di giro non lecite? Quanti sono gli appalti inutili per servizi realizzabili con personale interno con evidente spreco di risorse pubbliche? Tanto premesso, chiediamo a codesta Autorità di attivare le procedure ispettive di competenza per far definitivamente chiarezza sulle summenzionate vicende al fine di scongiurare il rischio che risorse pubbliche provenienti da canone vengano sperperate per finalità non lecite”.


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