I padroni del voto

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Il compromesso può essere buono o cattivo. Quello raggiunto sulla legge elettorale sembra riuscito in quanto l’Italicum che sta per superare l’ostacolo del Senato non è né la legge di Renzi  nè quella di Berlusconi. Il secondo ha ingoiato il doppio turno e ha dovuto digerire anche il premio della maggioranza di lista piuttosto di quella di coalizione. Ma si tratta di realismo. E in quanto non c’è un sistema perfetto dove l’elettore sia sovrano e  i candidati li scelgono i partiti e noi non siamo liberi neppure per un giorno. La prigione peggiore era il Porcellum  in quanto fissava un un premio di maggioranza senza limiti e parlamentari senza voto.

Ma se guardiamo oggi l’Italicum vediamo che prevede premio, più  candidature, preferenze, parità di genere, primarie e percentuali per l’accesso ai seggi.

Nella prima versione del sistema elettorale che sta per essere approvato, il premio di maggioranza scattava con il 35 per cento dei voti, ora siamo al 40 per cento e forse c’è una minore forzatura. La soglia di sbarramento per i piccoli partiti, era l’8 per cento ed è diventato il 3 per cento. Progressi ci sono stati anche sulle quote rosa. La Camera aveva detto no e il senato ha detto sì. Niente da fare sulle primarie obbligatorie che avrebbero restituito un poco di peso agli elettori. Infine le preferenze che ritornano anche se i capilista restano bloccati. E clausola di salvaguardia rispetto all’abolizione del Senato elettivo, un altro punto che nell’accordo originario mancava. Perché il sistema possa funzionare è necessario però che il nuovo Presidente non sia una controfigura del capo del governo ma abbia una propria autonomia e tenga testa a un presidente del Consiglio già forte che da una vittoria nell’operazione Quirinale sarebbe ulteriormente rafforzato.

Di qui nasce, da una parte, la soddisfazione dell’attuale capo del governo per la soluzione trovata, malgrado le conseguenze poco piacevoli sulla fisionomia del primo partito di governo, e, dall’altra, i timori di pezzi del Partito democratico come di Forza Italia per le soluzioni che si preparano e per l’assetto di questa o di una nuova maggioranza.

Saranno le prossime settimane e l’anno che è appena iniziato a dirci in maniera più chiara come si evolverà la crisi italiana e quali saranno gli sbocchi di essa sul piano politico e istituzionale ma anche economico, sociale e culturale. Ed è difficile in questa fine gennaio atteggiarsi a profeti di un sbocco preciso.


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