La tratta degli esseri umani è il secondo business mondiale dopo il narcotraffico

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Quest’estate a Praga ho conosciuto una persona, un piemontese d’origine albanese. Una persona straordinaria. Ci conoscevamo da meno di ventiquattro ore, stavamo visitando – con altri amici – il Pražský hrad, il fiabesco castello della capitale ceca, insomma, un normale ferragosto da turisti vagabondi, ed ecco Aimir (nome di fantasia), parlando tra se, quasi con una punta di nostalgia, ricorda che erano trascorsi vent’anni da quando era arrivato in Italia.

Permesso lavoro, studi o gommone? Gommone. Hai più rivisto le persone dell’attraversata? No. Non è capitato o non vi siete cercati? Non c’era ragione. Sono successe cose… Scusa non dovevo… Non preoccuparti, sono io che ho iniziato a parlarne. Brutta attraversata, mare pericoloso o Centro d’accoglienza …? Niente di questo. Attraversata tranquilla, mare piatto e arrivati a Otranto, ciascuno per la sua strada. Avevamo più o meno, tutti un’idea di dove andare e cosa provare a fare… Ma ci sono cose che si vorrebbero dimenticare per sempre. Purtroppo non si può. A dispetto di quel che si può credere, i litorali erano pattugliati, per cui non si partiva direttamente dalla costa e allora per sfuggire ai controlli la barca ci aspettava in mare aperto, bisognava nuotare e poi salire a bordo. Ero già a bordo quando arriva una ragazza. Il ragazzo la trasporta sulle spalle, l’aiuta a nuotare, forse non sa nuotare bene. L’aiuta a salire e lui torna indietro. Dice d’aver dimenticato una cosa sulla costa. Passano pochi minuti e partiamo. Lei capisce: l’ha venduta. Dapprima le preghiere, le suppliche, poi un invito, «Se chiedete del denaro ve lo daranno. La mia famiglia non sa che sono partita. È stata una sciocchezza. Ostacolavano quello che credevo amore … credevo di risolvere tutto in Italia. Non mettetemi sulla strada…vi prego, aiutatemi…aiutatemi». Mi sono sentito un ignavo, e mi sento tuttora tale. Non potevamo fare nulla, ci avrebbero uccisi; furono chiari: avevamo pagato, potevamo anche annegare ora. Arrivati, scappammo tutti velocemente. Un periodo in Puglia e poi in giro per  l’Italia fino ad arrivare a Saluzzo. Non so che fine abbia fatto lei. So che sono stato un vigliacco. Reagire era inutile, anzi improduttivo e rischioso, ma ancora mi sento un vile. Non avevi, neppure vent’anni e non potevi fare nulla. Lo so. Ma chissà se è ancora viva, ha i suoi organi, ha… se l’avessero riportata indietro la famiglia avrebbe pagato.

È solo una delle migliaia (anzi milioni) di storie di vita  ignobili che il Mediterraneo può raccontare. 44.114 i migranti arrivati via mare nel 2013 e nei primi giorni del 2014, di cui 5.649 donne e 8.587 minori (3.252 accompagnati e 5.335 non accompagnati per la maggior parte siriani, somali, eritrei, egiziani e subsahariani). Nell’arco del 2013 sono arrivati via mare 42.358 migranti di cui 5.558 donne e 8.308 minori (3.136 accompagnati e 5.172 non accompagnati), per la maggior parte siriani, somali, eritrei ed egiziani. Nei soli primi 15 giorni del 2014 sono arrivati via mare 1.756 migranti di cui 91 donne e 279 minori (116 accompagnati e 163 non accompagnati), per la maggior parte siriani, subsahariani ed eritrei. Nel 2014, 4.868 migranti hanno perso la vita in mare, nei deserti, sulle montagne. Si stima almeno tremila siano annegati nel Mediterraneo, 540 persone mortie nella Baia di Bengali e almeno 307 coloro che hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti. Il 2014 è stato l’anno peggiore che si ricordi, con circa il doppio di vittime rispetto all’anno precedente. Nel suo discorso commemorativo William Lacy Swing, Direttore Generale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni-OIM, ha ricordato che “Tutti gli Stati hanno l’obbligo internazionale di salvare le vite di coloro che sono in cerca di aiuto. Le operazioni di soccorso dovrebbero continuare anche nelle acque internazionali del Mediterraneo. L’operazione Triton, sicuramente lodevole, copre un’area di intervento troppo limitata, se l’Unione Europea non avvierà nel Mediterraneo un’operazione di soccorso ampia e dotata di un numero di mezzi in grado di sostituire l’ormai terminata Missione Mare Nostrum, il numero di morti potrebbe aumentare“.

Mentre le merci scorrazzano libere per il mondo, si disquisisce se il migrare sia un diritto, una necessità o altro. La tratta degli esseri umani è secondo business mondiale dopo il narcotraffico. Sebbene la maggior parte della migrazione, clandestina o meno, non avvenga con i gommoni o la forzatura delle frontiere, ma con permessi studio e visti turistici o di lavoro scaduti, la migrazione clandestina attraverso i canali alternativi – gommone e similari – è un business fiorente gestito interamente dalla criminalità organizzata e quella di nuova istituzione. Secondo i dati dell’ International Labor Organization-ILO, il traffico di esseri umani è un business stimato nel 2005 per 44 miliardi di dollari l’anno ed arrivato in meno di dieci anni a 150 miliardi di dollari. Un viaggio in aereo dalla Libia che al massimo potrebbe costare 300 euro, costa sul mercato nero dei caccavelle del mare almeno 1500 euro. Il viaggio di un immigrato dall’Africa Sub-sahariana, dura in media tre anni, le donne mediamente subiscono 4 violenze e due aborti. Il diploma è il titolo di studio minimo di tutte queste persone. Una carneficina senza precedenti. La tratta dei neri  sulle rotte transatlantiche del XVI/XIX secolo, la tratta degli schiavi orientali e lo schiavismo antico perlomeno non si nascondevano dietro l’ipocrisia dell’inganno. Si finiva nelle mani dei trafficanti: per il colore della pelle, per aver perso una guerra, per improvviso impoverimento, ma almeno non ci si consegnava ai propri carnefici. Le moderne vittime – gli schiavi contemporanei – risparmiano per anni, vendono tutti i propri averi, indebitano la propria famiglia per finire: ammassati in qualche carcere libico, morti di sete nel deserto del Sahara, uccisi dai predoni, depredati da soldati, torturati o stuprati dai gendarmi, annegati nel Mediterraneo, fucilati a un posto di frontiera, usatti come merce di ricatto per le loro famiglie o pezzi di ricambio nel business del traffico di organi.

Forse è vero la migrazione non è per gli umani, lasciamola agli uccelli. È più facile per un’oca indiana (Anser idicus) sorvolare l’Himalaya  che per un umano ottenere un timbro su un passaporto.


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