In onore di James Foley

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La barbara esecuzione di James Foley ci obbliga a dire qualcosa di chiaro.  Per prima cosa che bisogna ricordarlo commossi, l’ostaggio barbaramente trucidato. Un’offesa a ciascuno di noi, e a qualsiasi Dio sia il nostro Dio, se ve n’è uno.  
La seconda cosa è che non chiamare quella brigata di feroci assassini “Stato Islamico” è ormai un imperativo, uno spartiacque. Loro sono contro lo Stato, per proclama, e contro l’Islam, che comanda inequivocabilmente tutt’altro, lo dicono i libri di quella religione e i suoi fedeli.
La terza cosa che ci dice questo orrore è che James Foley è stato sequestrato due anni fa in Siria, paese dove il sangue sembra non avere colore, né odore, come ha scritto il professor Paolo Branca. E invece non è così.

Il sangue versato copiosissimo in Siria ha lo stesso odore e colore dell’altro sangue. E’ il silenzio che lo ha circondato a offendere, oggi ancor più di ieri, perché è per estrarre quel sangue dal silenzio globale che James Foley partì, due anni fa. 
I conti di morti, torturati, scacciati , rovinati in Siria è stato abbandonato. Impossiible tenerlo. Ma noi sappiamo che più della metà del popolo siriano è senza casa, senza mezzi di sostentamento, senza fissa dimora. Ma non diciamo perché. Perché? Perché un feroce satrapo, Bashar al-Assad, con il sostegno di Iran e Russia, doveva rimanere al potere. 
Per riuscirvi i padrini di al-Baghdadi lo hanno mandato in Siria, e Assad con i suoi servizi segreti lo ha cresciuto, pasciuto, alimentato, gonfiato. Era un’arma indispensabile per sconfiggere la rivoluzione siriana. 

Poi è tornato in Iraq, a completare l’opera. Dal giorno che ha conquistato Mosul si è messo in proprio, al-Baghdadi? Difficile dirlo. Certo serve alla perfezione il disegno criminale di chi vuole smantellare gli stati, che è quello che gli arabi, stanchi di pan arabismo e pan islamismo, sognavano di costruire. 

Ora chiunque abbia rispetto per James Foley, chiunque avverta la tragedia di James Foley come qualcosa che lo riguarda direttamente, personalmente, intimamente, ha il dovere di chiedersi: come è cominciato tutto questo? Chi fece evadere al-Baghdadi dal penitenziario Usa in Iraq, Camp Bucca? Possibile che non solo non si sappia ma che non ci sia neanche certezza sulla data della sua fuga? Nel 2009, come dicono alcune fonti forse per coinvolgere l’amministrazione Obama, o prima di quella data? 

E’ importante chiederlo, perché i grandi interessi che si combattono feroci intorno alla Mesopotamia sono chiari, quelli russi chiarissimi anche se quasi sempre taciuti, ma l’ideologia che c’è dietro al-Baghdadi non è altrettanto chiara: è l’ideologia apocalittica dell’esportazione della rivoluzione, propria di Bin Laden e Khomeiny. Inventata da Sayyd Quttb, portata al potere da Khomeiny a Tehran e resa globale da Bin Laden. E’ quella che bisogna riconoscere e combattere.

* Fonte: “Il Mondo di Annibale”


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