San Pietro e Zuckerberg

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Non è solo buona vicina di casa: da anni è amica perché con lei divido moltissimi pensieri, parole, opere, missioni (e omissioni) a parte quelli che trattano di cattolicesimo. Lei “lo pratica” profondamente, io invece mi limito al cristianesimo “diversamente profondo”. Cogliendomi mentre innaffio il giardino, tornando lei dalla Messa del sabato, nel salutarmi mi chiede come mi sto interessando allo straordinario evento da canonizzazione per i due Papi. Colta impreparata (dati i modi/tempi/luoghi) le rispondo col monosillabico uhm accompagnato da ondeggiamento di narici. Le sono sufficienti per raggiungere casa sua senza (il bisogno di) approfondire…

Voglio bene a papa Francesco perché (per me) è autentico. Quel “buonasera” che adoperò per presentare se stesso a tutto il mondo, fu straordinario.  Per me prosegue a dimostrarsi tale ogni giorno con i suoi spontanei gesti pregni di meraviglioso affetto uguale per tutti secondo il bisogno di ciascuno, allo stesso modo con cui esprime, con (suoi sofferti) moniti e rimproveri, il bisogno per ciascuno di noi di riflessione…

Sicché a noi “diversamente credenti/fedeli”, se c’improvvisano domanda come quella sopra, viene spontaneo rispondere uhm perché (ancora) è fortissimo il dubbio irrisolto: com’è che per qualche ora di santificazione (ufficiale) per due “papi buoni” bisogna spendere m-i-l-i-o-n-i  d’euro?! Potremmo sentirci rispondere, e non solo dalla mia amica, che l’evento ha coinvolto miliardi di persone.

E allora? Facebook ha impiegato moltissimo meno tempo per radunare attorno a sé molti più miliardi di persone senza mai spendere un centesimo… 


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