L’Associazione partigiani lancia l’allarme sulle proposte di riforma costituzionale ed elettorale

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L’esordio non potrebbe essere più esplicito. “Il comitato nazionale dell’ANPI rileva: l’indirizzo che si sta assumendo nella politica governativa in tema di riforme e di politica istituzionale non appare corrispondente a quella che dovrebbe essere la normalità democratica”. Nel manifesto approvato per la manifestazione pubblica al Teatro Eliseo di Roma*, prevista per martedì prossimo 29 aprile, con inizio alle ore 16,30, si lancia “l’allarme contro un progetto che, unendosi ad una legge elettorale come quella che è stata approvata alla Camera ed al proposito di irrobustire i poteri del Presidente del Consiglio e del Governo, si risolverebbe in una ulteriore e grave riduzione degli spazi di democrazia”.

Il documento, al quale ha aderito anche la Presidenza nazionale di Libertà e Giustizia, propone una denuncia circostanziata sia del metodo adottato dal governo Renzi sia nel merito delle proposte, come già hanno fatto ex presidenti della Corte costituzionale ed esperti di diritto.

Nel metodo – In particolare, per quanto riguarda il metodo, il Comitato nazionale rileva che:
–      si sta privilegiando il tema della governabilità (pur rilevante) rispetto a quello della rappresentanza (che è di fondamentale e imprescindibile importanza);
–      si continua nel cammino – anomalo – già intrapreso da tempo, per cui è il Governo che assume l’iniziativa in tema di riforme costituzionali e pretende di dettare indirizzi e tempi al Parlamento;

Nel merito –  si riconosce che “ un rinnovamento della politica e delle istituzioni è essenziale per il nostro Paese” come l’ANPI aveva già affermato in un documento del 12 marzo scorso, e che sono necessari aggiustamenti del sistema parlamentare, rispettando tuttavia “non solo la linea fondamentale perseguita dal legislatore costituente, ma anche le esigenze di centralità del Parlamento, della rappresentanza dei cittadini, del controllo sull’attività dell’Esecutivo, delle aziende e degli enti pubblici, in ogni loro forma e manifestazione”. Se, in questo contesto, “è giusto superare innanzitutto il cosiddetto bicameralismo “perfetto”, fondato su un identico lavoro delle due Camere e quindi, alla lunga, foriero anche di lungaggini e difficoltà del procedimento legislativo”, occorre farlo “mantenendo appieno la sovranità popolare, così come espressa fin dall’art. 1 della Costituzione e garantendo una rappresentanza vera ed effettiva dei cittadini, nelle forme più dirette”.

Il Senato – Come il richiamo ai principi, anche le modifiche suggerite alla proposta di riforma costituzionale coincidono in larga misura con quelle avanzate dai costituzionalisti ed accolte in parte nel progetto firmato e depositato da Chiti e altri 22 senatori del Pd. Dunque, il Senato “non va “abolito”, così come non va eliminata l’elezione da parte dei cittadini della parte maggiore dei suoi componenti; possono essere individuate anche forme di rappresentanza di altri interessi, nel Senato, come quelli delle autonomie locali, della cultura, dei saperi, della scienza; ma in forme tali da non alterare il delicato equilibrio delle funzioni e della rappresentanza”.  La maggior parte dell’attività legislativa, così come il voto di fiducia al Governo, possono essere assegnate alla Camera, ma “in nessun modo il Senato può essere escluso da alcune leggi di carattere istituzionale, nonché dalla partecipazione alla formazione del bilancio, che è lo strumento fondamentale e politico dell’azione istituzionale e dei suoi indirizzi anche con riferimento alle attività di Autonomia e Regioni”.

Ridurre i costi – Quanto ai risparmi di spesa che si otterrebbero dalla non elezione (ammesso e non concesso che possa trattarsi di argomento valido per sconvolgere l’equilibrio dei poteri statuali, ndr), questi potrebbero essere realizzati comunque “non solo unificando la gran parte dei servizi delle due Camere, ma anche riducendo il numero dei parlamentari, sia della Camera che del Senato, vista l’opportunità offerta dalla differenziazione delle funzioni”.

Insomma, secondo l’ANPI dovrebbe essere evidente a tutti che “concentrare tutti i poteri su una sola Camera, per di più composta anche col premio di maggioranza, lasciando altri compiti minori ad un organismo non elettivo, con una composizione spuria e fortemente discutibile ed obiettivi e funzioni altrettanto oscure, non appare rispondente affatto al disegno costituzionale, dotato di una sua intima coerenza proprio perché fatto di poteri e contropoteri e di equilibri estremamente delicati; un disegno che in qualche aspetto può – e deve – essere aggiornato, ma non fino al punto di stravolgere quello originario”.

La manifestazione – Per questo l’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia invita i cittadini alla mobilitazione e a partecipare numerosi alla manifestazione indetta per martedì prossimo al Teatro Eliseo di Roma. Alle 16,30, aprirà una giovane iscritta all’ANPI, Elena De Rosa, sul tema: “i giovani e le riforme“. Interverranno, poi nell’ordine: Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’ANPI, e i costituzionalisti Lorenza Carlassare, Stefano Rodotà, Gianni Ferrara.

*Per il testo integrale del documento clicca qui


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