A Latina per una informazione libera

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 Anche il mondo dell’informazione in cammino verso la Giornata della Memoria e Impegno. A meno di un mese dal 22 marzo oltre trenta giornalisti di diverse testate locali si sono dati appuntamento a Latina per fare il punto sullo stato di salute dell’informazione nel Sud Pontino. “Una terra molto bella questa ma – sottolinea in apertura il direttore di Libera Informazione, Santo Della Volpe – minacciata da una forte infiltrazione criminale. Il ruolo dell’informazione – spiega Della Volpe – e’ dunque centrale per raccontare questa regione,  per non lasciare soli i cittadini impegnati in questa battaglia, la buona politica e la magistratura”.  A condizionare una libera informazione, qui come nel resto del Paese, editoria impura, precariato giornalistico, il rischio di intimidazioni e querele temerarie, gli affari e la violenza delle mafie. “Questa e’ una terra con potenzialità bloccate dall’avanzata criminale – spiega Fabrizio Marras, referente di Libera a Latina. Far conoscere questa storia di uno sviluppo “rubato” dalle mafie – spiega –  e’ fondamentale. Quando andiamo nelle scuole troviamo, ancora, giovani poco informati. E’ essenziale, invece, che l’informazione  arrivi a tutti i livelli, che sia libera e accessibile. Serve dare a questi ragazzi gli strumenti per conoscere. Le giornate verso il 22 marzo avranno anche questo obiettivo: migliorare la circolazione dell’informazione su questi temi”.

Latina, giornalisti senza giornali.  “Trovo strano che editori come Zeppieri e Ciarrapico che hanno operato fra Latina e Frosinone, faccio un esempio, spiega il segretario dell’Assostampa, Paolo Butturini –   non si siano imbattuti in fenomeni di illegalità che occupano il territorio” . L’informazione e’ merce, moneta di scambio e pressione sull’opinione pubblica – afferma Butturini – e ci sono casi come quello che stiamo seguendo da vicino de “La Provincia” in cui non siamo ancora riusciti a ripristinare la legalità”. Diritto di cronaca, libertà di stampa, legalità e  precariato giornalistico: c’è tutto nel caso della chiusura del giornale “La Provincia”.  Molti dei giornalisti, oggi presenti a Latina, hanno preso la parola per raccontare  questa vicenda emblematica ma non isolata. A Latina, infatti, in due anni hanno chiuso battenti quattro testate locali su sei. Numeri che sono segnali di un sistema malato. Lo stanziamento di fondi per l’editoria, alcuni anni fa infatti, ha portato alla nascita di numerose testate prive di un vero progetto editoriale da parte di imprenditori che hanno preso i fondi e poi scelto di chiudere battenti. Giornali nati per fare cassa, che assumono giornalisti “cui chiedono spesso di vendere pubblicità” non sapendo talvolta in cosa consista l’attività giornalistica. “Ci siamo trovati – spiegano i giornalisti – con editori che ignoravano come funzionasse un giornale, siamo stati dipendenti di editori che non sapevano per quale lavoro ci avessero assunti, tutto era piegato alle logiche commerciali della vendita del giornale e degli spazi pubblicitari”. “Dopo tutto questo – continuano – ci troviamo nel silenzio generale a perdere il nostro lavoro in pochi giorni”. La vicenda de “La Provincia” è solo l’ultima in ordine di tempo ed fra le più note, poiché caratterizzata da frizioni e scontri con il sistema politico locale. Lo stesso con cui si continuano a confrontare anche le altre due testate rimaste ancora attive.

Querele temerarie e una dignità del lavoro da recuperare. Al seminario, fra gli altri, è intervenuto il direttore di Latina Oggi, Alessandro Panicutti, che ha spiegato:  “Le mafie  quando non si occupano di traffico di cocaina o di prestiti a tasso usuraio entrano nei territori grazie alle cattive condotte delle pubbliche amministrazioni, quando accendiamo i riflettori su questo arrivano le reazioni più forti: le querele temerarie, che fiaccano redazioni, dividono la categoria, sono un deterrente per chi scrive e per gli editori”. ”Il numero dei giornalisti  – continua Panicutti – in questi anni, è aumentato ma nei fatti siamo diventati più vulnerabili ed esposti di prima, perché siamo divisi. In questa situazione difficile c’è la bella pagina che stanno scrivendo i colleghi de “La Provincia” con la loro protesta che può diventare una occasione per ripartire. La nostra categoria ha bisogno di vivere una stagione nuova, a partire da principi comuni sui cui ritrovarci – conclude Panicutti”. Davanti a questo sistema “compresso” anche i giornalisti di Latina hanno provato a reagire – come spiega il cronista del “Messaggero”, Giovanni Del Giaccio. “Di fronte alle tante querele arrivate dal presidente della Provincia, Armando Cusani (poi condannato per abuso d’ufficio e sospeso dal suo incarico, ndr) abbiamo provato ad affermare un principio di responsabilità – ha spiegato del Giaccio: sulle 22 denunce sporte  dal presidente della Provincia con soldi pubblici, di cui 12 archiviate, abbiamo chiesto alla Corte di Conti di verificare se non esista un danno erariale. E’ un primo atto e speriamo che altri ci seguano”.  Una terra, quella del Sud pontino, complessa da raccontare e attraversata da traffici illeciti di rifiuti tossici, infiltrazioni dei clan della camorra e delle cosche della ‘ndrangheta, contraddistinta dai silenzi e dai vuoti dell’informazione. Lo sanno bene i cronisti che da qui provano a raccontare queste storie per le testate nazionali e lo fanno senza tutele né garanzie, come ricorda nel suo intervento il giornalista, Andrea Palladino – che afferma –  ”Quello che sta accadendo a Latina è in parte simile a ciò che accade nel resto d’Italia. Oltre il 70 percento dei giornali e’ tenuto  in piedi da giornalisti precari esterni alle redazioni, che lavorano  senza tutele. Dentro le redazioni,  invece, i giornalisti con più garanzie cui spesso non è consentito di stare sul campo e conoscere il territorio che si trovano a raccontare”. Un sistema difficile da riformare tanto che in questi anni ogni tentativo di ripristinare l’equilibrio  di questo ingranaggio dell’informazione si è scontrato con forti resistenze interne alla categoria.

A Latina l’appuntamento è, dunque, al 22 marzo a con un primo obiettivo nato oggi durante l’incontro: un documento che mettendo al centro la dignità del lavoro giornalistico proverà a riaffermare i principi comuni per poter garantire una informazione libera a Latina e nel resto del Paese.

http://www.liberainformazione.org/2014/02/24/a-latina-per-una-informazione-libera/


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