Papa Francesco a Lampedusa l’8 luglio

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Francesco andrà a Lampedusa il prossimo 8 luglio. La notizia ha colto  tutti di sorpresa, il Papa ha infatti deciso di compiere il suo il suo primo viaggio fuori dalle mura vaticane scegliendo come meta quella piccola isola che rappresenta il primo pezzo di territorio italiano per chi arriva, quasi sempre in condizioni disperata e drammatiche, dall’Africa. Il Pontefice, avvertiva una nota ufficiale diffusa dal Vaticano, è rimasto “profondamente toccato dal recente naufragio di un’imbarcazione che trasportava migranti provenienti dall’Africa, ultimo di una serie di analoghe tragedie, intende pregare per coloro che hanno perso la vita in mare, visitare i superstiti e i profughi presenti, incoraggiare gli abitanti dell’isola e fare appello alla responsabilità di tutti affinché ci si prenda cura di questi fratelli e sorelle in estremo bisogno”. Non ci sarà folla di vescovi e autorità civili, così ha chiesto Bergoglio.

Il Papa argentino più volte nel corso delle ultime settimane ha toccato la questione dell’immigrazione, lo ha fatto con chiarezza di toni invocando i governi ad agire secondo quel principio di solidarietà che – ha più volte denunciato Francesco – oggi non sembra più avere cittadinanza sociale. In questa Italia smemorata del resto, sembra che poco si noti l’enormità di quanto è accaduto all’ultimo conclave: un figlio di immigrati partiti da questo Paese nella prima metà del ‘900, è tornato a Roma per essere eletto vescovo di Roma. Una vicenda figlia di una storia che si fa fatica ad accettare e raccontare, l’esodo epocale degli italiani verso altre terre è un capitolo minore della storia nei manuali dei licei. In Bergoglio, tuttavia, vive inevitabilmente il senso delle proprie radici – italiane – e quello di una storia nuova, la sua: la vicenda umana dell’arcivescovo di Buenos Aires, una delle più grandi metropoli del mondo oltre che delle Americhe.

Lampedusa è teatro e simbolo di una delle più complesse vicende migratorie di questi anni, e se le rotte dell’immigrazione irregolare seguono mille altre strade via terra, l’arrivo di quei barconi carichi di persone aggrappate ad ogni brandello di legno, che spesso raccontano cronache di vita e di morte nel cuore del Mediterraneo, fanno parte di un immaginario e di un segno dei tempi impossibili da cancellare. Lampedusa è l’Italia, Lampedusa è l’Europa. E’ quanto spiega anche il parroco dell’isola, don Stefano Nastasi, il quale da subito invitò il Papa appena eletto nella piccola Lampedusa cogliendo nella sua stessa biografia, una chance di attenzione in più.

Ora Bergoglio andrà nell’isola, parte della diocesi di Agrigento retta dal vescovo Francesco Montenegro, ex presidente nazionale della Caritas che pure si è speso per i migranti in questi anni.

Il Papa parlerà ancora di solidarietà e accoglienza, ma anche di quei lampedusani, europei anomali e poco considerati, che non hanno alzato le barricate nemmeno quando gli uomini in camicia verde scesi dal nord glielo chiedevano con prepotenza. L’immigrazione è fenomeno storico di portata larga ma non indolore, per gestirlo c’è bisogno di risorse, mezzi, uomini, politiche.La Libiacontinua ad essere Paese privilegiato dei trafficanti – anche se i mercanti di uomini si muovono pure in altri Paesi – dall’altra parte del mare esseri umani vengono comprati, venduti e sfruttati. Mentre milioni di giovani del nord Africa, con il fiorire delle tante primavere arabe, hanno cominciato a guardare all’Europa costruendosi forse un modello teorico più che reale: la libertà di dire e di fare, la possibilità di lavorare, la democrazia i diritti. I fatti sono speso differenti, la complessità spegne le speranze, la disoccupazione nel nostro Paese è ai livelli degli anni ’70. E però per chi fugge da oppressioni, povertà, fame, assenza di ogni minimo vitale, nessun braccio di mare sarà mai abbastanza largo. Almeno 20mila i morti per immigrazione nel Mediterraneo mentre a Lampedusa negli ultimi anni di sconvolgimenti e rivoluzioni nei Paesi arabi, sono sbarcate 50mila persone. Una frazione del fiume umano che bussa alle porte dell’Europa, 100milioni sono le persone in fuga da carestie, calamità, guerre. Di questa storia il Papa ha deciso di essere testimone.


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