Le foto di Stefano Cucchi non possono essere cancellate da una sentenza giudiziaria

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Se questo è un paese senza memoria è anche perchè troppe volte la memoria è stata calpestata brutalmente, schiacciata a terra e poi sepolta mentre ancora respirava. Troppe volte l’impunità ha avuto la meglio sulla necessità di giustizia e verità. Troppe volte, troppi morti, troppe stragi senza mandanti né colpevoli. Come si poteva tacere allora sulla sentenza che in primo grado ha chiuso la vicenda Cucchi? Come si poteva pensare che, chi ha seguito tutte le tappe di questa drammatica storia accettasse passivamente la verità giudiziaria stabilita da una corte e che non riesce a dissolvere le troppe ombre che gravano attorno alla morte di un ragazzo di appena 31 anni arrestato in perfetta salute, morto dopo pochi giorni tra le più atroci sofferenze fisiche e psicologiche.

Quelle foto, coraggiosamente pubblicate dalla famiglia, fatte girare in rete, viste da tutta Italia e forse anche nel resto del mondo non possono essere cancellate da una sentenza giudiziaria. Quelle foto che, nessuno può immaginare quanto dolore siano costate e quanto ne costino ancora sono il motore che continua ad alimentare la rabbia, quella dei famigliari, degli amici, della gente del quartiere dove Stefano viveva e che come nel 2009 è tornato a scendere in strada anche ieri per gridare il suo sdegno, la sua rabbia di nuovo, per dire alla famiglia Cucchi che non rimarrà da sola.

Il presidio viene convocato per le 18 nel quartiere di Torpignattara. Si succedono gli interventi, le parole più feroci sono rivolte alle forze dell’ordine, e ad uno stato di controllo sociale sempre più repressivo, il nome di Stefano viene ricordato accanto a quello di tanti altri morti in carcere e di carcere, altre morti assurde in attesa di giustizia o che una giustizia non l’avranno mai… Giuseppe Uva, Aldo Bianzino, Federico Aldrovandi e i tanti, troppi i cui nomi a volte non sono neanche noti. C’è rabbia, è vero, e qualcuno nella cronaca quotidiana parla di momenti di tensione sotto la caserma dei Carabinieri…
Ma come potrebbe essere altrimenti? Se lo Stato che dovrebbe tutelarti non è in grado di custodirti, di custodire la tua vita quando vieni privato della tua libertà personale allora c’è qualcosa che non funziona nel sistema che regola il vivere civile di un paese che si definisce democratico. Si produce uno strappo e quello strappo ha delle conseguenze, inevitabili, e a volte imprevedibili.

Il piccolo corteo parte incoraggiato dalle parole di Ilaria Cucchi, che annuncia per l’ennesima volta l’intenzione di continuare la sua battaglia per la verità e Torpignattara si ferma al passaggio di circa 200 persone, ragazzi e ragazze, molti coetanei di Stefano, che urlano, applaudono, fischiano perchè tutti, fin da sopra i balconi possano sentire che la voglia di verità non si lascia fermare così facilmente. “Con Stefano nel cuore” e per i tanti Stefano che ancora aspettano verità e giustizia.


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