Amina, la battaglia continua

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Continua la battaglia di Amina Tyler, la giovane liceale che sta infiammando la Tunisia post rivoluzione. Il suo scontro con i salafiti per la “liberazione” delle donne le è costato stavolta undici giorni di prigione e una multa di duecento dinari. Era stata nuovamente arrestata infatti a un raduno degli integralisti e messa in carcere per aver scritto “Femen” sul muro del cimitero e per il possesso di una bomboletta spray al peperoncino. Forti tensioni si sono registrate durante l’udienza al tribunale di Kairovan, ma i salafiti sono stati respinti dalla polizia, così come non è stata accettata la richiesta del gruppo oltranzista Ansar al Sharia di costituirti parte civile che avrebbe fatto rischiare ad Amina due anni e mezzo di galera. Il giudice l’ha invece rilasciata dietro il pagamento di una multa di circa cento euro.

Nei giorni scorsi avevano manifestato in suo favore a seno nudo, secondo la tradizione dell’organizzazione, tre “femen” straniere (due tedesche e una francese) che sono state arrestate e sono ancora in carcere. Un risultato importante almeno la giovane è riuscita già a raggiungerlo: la stima e l’appoggio della famiglia che in un primo momento si era sempre schierata contro le sue iniziative. Il padre, Mounir Sboui, si è detto “orgoglioso” della figlia. “Certo, forse ha esagerato – ha detto – ma apprezzo le sue battaglie ideologiche a favore della libertà”.  Almeno la prima battaglia, quella in casa, l’ha vinta. Mentre sempre più tunisini la stanno ormai seguendo.


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