Siamo tutti donne, perché essere donna non è una punizione

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E’ partita su facebook una campagna che in pochi giorni ha coinvolto migliaia di persone ovunque. Tanti uomini, con abiti femminili, per dire no all’ennesima offesa recata alle donne iraniane, in questo caso alle donne curde, dalle autorità della Repubblica Islamica dell’Iran. Tutto è iniziato quando due settimane fa la Terza sezione del Tribunale della Rivoluzione della città di Marivan, nel Kurdistan iraniano, ha condannato un giovane di 25 anni accusato di un reato minore a girare per la città, su una camionetta della polizia vestito con un abito tipico delle donne curde.  Il giorno dopo, un gruppo di donne di Marivan, indossando abiti tradizionali di colore rosso, hanno sfilato per la città, sfidando le forze dell’ordine,  con uno striscione sul quale era scritto “l’abito femminile non è uno strumento di umiliazione”.

Poche ore dopo sono iniziate ad arrivare le foto di centinaia di uomini, vestiti con gli stessi abiti tradizionali delle donne curde per riaffermare che essere donna ed indossare una gonna non è un’offesa e non può essere considerato una punizione e tanto meno un’umiliazione.  Agli uomini curdi iraniani, che hanno preso l’iniziativa, si sono subito aggregati uomini di altre regioni del paese e infine anche uomini di altri paesi. Una campagna che continua ancora oggi.  La campagna continua, perché in Iran, questa volta nella provincia di Ilam, un altro giudice ha condannato tre ladruncoli ad essere portati in giro per il paese in abiti femminili. Sostenere questa campagna, una solidarietà a costo zero, è molto importante. Io ho indossato un abito curdo, aderendo così alla campagna. Anche voi potete farlo, e l’abito non deve essere per forza quello curdo. Finora i media di diversi paesi hanno dedicato ampi servizi a questa campagna, dalla CNN a France 24 passando per le televisioni dei paesi scandinavi fino ad Al Arabiya.  Chi volesse aderire alla campagna può inviare la propria foto con un breve testo alla pagina facebook della campagna (http://www.facebook.com/KurdMenForEquality) oppure alla mia e-mail (rafat@mclink.it).  Se invece qualche collega volesse scrivere su questa campagna, può liberamente contattarmi  via e-mail o per telefono (+44 7447905850)

* Segretario Generale di Information, Safety & Freedom


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