Morti sul lavoro, 92 dall’inizio dell’anno

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“Dall’inizio dell’anno sono documentati 92 lavoratori morti per infortuni sui luoghi di lavoro. Il 42% sono morti in edilizia, il 20% in agricoltura, l’8,9% nell’industria e il 8,6% nell’autotrasporto, in tanti muoiono nei servizi. Se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere si superano le 185 vittime (stima minima)”. Questo il dato fornito da Carlo Soricelli dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro. E a queste cifre dovremmo purtroppo aggiungere i morti di Civitanova Marche, suicidatisi sui luoghi del non lavoro.

“Dall’ 1/1/2008 giorno di apertura dell’Osservatorio a oggi 2013 – scrive Soricelli – sono morti per infortunio sul lavoro oltre 5000 lavoratori di cui 2553 sui luoghi di lavoro e gli altri sulle strade e in itinere. Un’autentica carneficina che purtroppo viene sottostimata dalle statistiche ufficiali e ignorata dalla politica che potrebbe fare moltissimo, e con poche risorse, per far diminuire drasticamente questo fenomeno che ci vede primi in questa triste classifica in Europa, dove i morti sono mediamente un terzo di quelli italiani. Nel 2012 sono morti 1180 lavoratori (stima minima) di cui 625 sui luoghi di lavoro ( tutti documentati). Si arriva a superare il numero totale di oltre 1180 vittime se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere e sulle strade che sono considerati giustamente, per le normative vigenti, morti per infortuni sul lavoro a tutti gli effetti. L’Osservatorio considera “morti sul lavoro” tutte le persone che perdono la vita mentre svolgono un’attività lavorativa, indipendentemente dalla loro posizione assicurativa e dalla loro età. Molte vittime non hanno nessuna assicurazione e muoiono lavorando in “nero”ed intere categorie non sono considerate morti sul lavoro. Praticamente sono morti sul lavoro invisibili. Vedrete quante di queste morti, come gli anni scorsi, spariranno dalle statistiche ufficiali quando ci sarà il resoconto del 2012, che è sempre intorno a -20% rispetto ai rilevamenti dell’osservatorio. Non sono segnalati a carico delle province i lavoratori morti sul lavoro che utilizzano un mezzo di trasporto e i lavoratori deceduti in autostrada: agenti di commercio, autisti, camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiono nel percorso casa-lavoro / lavoro-casa. La strada può essere considerata una parentesi che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentualmente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord, centro-nord sud, soprattutto edili meridionali che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa. Queste vittime sfuggono anche alle nostre rilevazioni, come del resto sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade. Tutte queste morti sono genericamente classificate come “morti per incidenti stradali”.

“La morte -afferma Soricelli – accompagna tutti i giorni gli operai e gli impiegati quando entrano nelle vecchie fabbriche che non sono ristrutturate con le normative antisismiche del 2005. Dopo il terremoto in Emilia risulta evidente che milioni di lavoratori rischiano di rimanere uccisi sotto capannoni obsoleti costruiti prima delle normative antisismiche. Fabbriche che possono venire giù come castelli di sabbia in caso di nuovi terremoti. Si sta facendo qualcosa per mettere in sicurezza questi luoghi di lavoro? E lo Stato che misure sta mettendo in campo per farli rendere conformi alle norme anti sismiche? Io credo che tutto stia finendo nel dimenticatoio. Se forti scosse capiteranno durante il giorno e non di notte come nel terremoto in Emilia, ci sarà una strage di lavoratori che sotto i tetti di quelle fabbriche ci lavorano…”

Infortuni sul lavoro, quegli invisibili di cui si parla poco e male in tv e nei principali organi di informazione e di cui ci si ricorda solo alla luce delle stragi più eclatanti, ma il bollettino di guerra miete vittime ogni giorno nell’indifferenza generale. Articolo21 nel direttivo del 9 aprile rilancia il tema dei “temi dimenticati” affinché possano trovare finalmente spazio nelle principali emittenti radiotelevisive.


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