Fox Tv e la guerra totale dello “squalo” Murdoch, che attacca la “colomba” Jim Carrey

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C’è uno squalo che fa la spola tra l’Europa e l’America, aggirandosi con tutta la sua voracità tra le due sponde dell’Oceano Atlantico. Ed ha le sembianze di un arzillo vecchietto ottantenne. E’ il simulacro del magnate dei media, australiano-statunitense Rupert Murdoch! E fa paura da matti, tanto che è in corso una campagna
europea per la raccolta di un milione di firme (http://www.mediainitiative.eu/it/) a favore della libertà dell’informazione e del pluralismo, proprio contro la concentrazione del mercato mediatico, le leggi censorie, oscurantiste, e i tanti conflitti di interesse. Non a caso per i tre volti messi a richiamo negativo sui banner sono stati scelti appunto Murdoch, il nostro Berlusconi e il presidente ultranazionalista ungherese Viktor Orbàn.

Ma è Murdoch, nelle vesti di “falco”, che sta sferrando l’attacco più incisivo al sistema capitalistico-democratico oggi in crisi anche per gli scossoni economici e finanziari. E’ partito dagli Stati Uniti, dove controlla la potente agenzia di rating borsistica “Dow Jones” e l’autorevole quotidiano finanziario collegato “The Wall Street Journal”: ovvero le due moderne “Bibbie” del mercato mondiale. Sempre negli States con la sua diffusa Fox TV muove gli attacchi contro tutto l’establishment democratico, a cominciare dal presidente Obama (ha sponsorizzato durante la campagna per le presidenziali, gli ultraconservatori del Tea Party,  ovvero i “Taxed Enough Already”, già abbastanza tassati,  e il concorrente repubblicano, il mormone iperliberista Mitt Romney), cercando di orientare l’opinione pubblica contro la riforma sanitaria e a favore dell’uso delle armi senza restrizioni.

Negli Stati Uniti è in corsa una battaglia dura, senza esclusione di colpi bassi, tra i fautori dell’uso indiscriminato delle armi (appoggiati dalla potente lobby militarista della NRA, che influenza anche numerosi parlamentari repubblicani e democratici a Washington) e chi invece ne vorrebbe limitare il ricorso, anche arrivando a modificare il senso del contestato e ambiguo Secondo emendamento della Costituzione.

E’ uno dei principali obiettivi della presidenza Obama, che in questi giorni sta facendo il giro del paese anche per ricordare le stragi di innocenti, soprattutto nelle scuole, che avvengono con crescente drammaticità, come ad Aurora, in Colorado (Il 20 luglio 2012 James Holmes, 24 anni, durante la proiezione della prima del film “Il cavaliere oscuro – Il ritorno”, ha ucciso12 persone e ne ha ferite 58) e a Newtown (alla Sandy Hook Elementary School, il 14 dicembre 2012, presso la Elementary School di Sandy Hook, borgo di Newtown, in Connecticut, Adam Lanza, 20 anni, ha ucciso 27 persone,  di cui 20 bambini tra i 6 e i 7 anni).

L’opinione pubblica americana, per la prima volta nella storia, sembra favorevole ad una legislazione proibizionista, mentre in alcuni stati si iniziano ad approvare leggi o regolamenti più restrittivi. Anche i media e gli intellettuali ritenuti “colombe”, rispetto ai “falchi” favorevoli alla campagna lobbistica della NRA, si stanno schierando in prima fila per cogliere questa opportunità di modificare uno dei “sacramenti” dell’American Wild West Life, che ancora resistono insieme alla pena di morte.

E così un attore di primo piano, noto soprattutto per la sua “maschera facciale” e per le sue interpretazioni comiche (ma anche drammatiche, come protagonista dell’angosciante e inquietante “Truman Show”), Jim Carrey, è divenuto il bersaglio preferito degli attacchi mediatici della Fox Tv di Murdoch per via di un suo corto, messo in onda il 25 marzo sul sito web comico “Funny or Die”, nel quale prende in giro nel suo stile dissacrante e irriverente i lobbisti delle armi. Il video conteneva una canzone “Cold Dead Hand”, parodia di una frase detta dall’ex-presidente della NRA, l’attore Charlton Heston, famoso oltre che per aver interpretato Mosè e Ben Hur, anche per aver detto “Vi darò la mia pistola, quando la prenderete dalla mia fredda mano senza vita”. Un grande successo su Youtube, che ha irritato però i “falchi” della NRA e alcuni editorialisti della Fox di Murdoch, che sono intervenuti negli spazi informativi  di massimo ascolto denigrando l’attore, il quale si è difeso contrattaccando: “Ho visto Fox News sbraitare, delirare e mostrare le sue zanne per calunniarmi perché sono contro le armi d’assalto. Ritengo che Fox News, il ‘bullo dei media’, sia l’ultima trincea di giornalisti con opinioni strettamente limitate dalle loro idee estreme e intolleranti”.

In realtà, l’interesse di Murdoch, in questa fase, è sempre quello di estendere negli USA la sua ragnatela del network di News Corporation (comprende, tra l’altro, la casa editrice anglo-americana HarperCollins, il Dow Jones, il  Wall Street Journal, il quotidiano conservatore New Yorker Post, TV Guide, 20th Century Fox production, Direct TV, National Geographic Channel), cercando di aggirare le dure leggi antitrust della Federal Communications Commission (composta da 3 commissari democratici e 2 repubblicani). La News Corp. è impegnata da mesi in una campagna di lobby per ottenere dall’Authority di rivedere le norme sul controllo dei media, che impediscono al gruppo di acquistare l’indipendente “Los Angeles Times” e altri quotidiani in mercati in cui è già presente con stazioni televisive collegate alla sua Fox. Ma la prossima uscita di scena del presidente della FCC, il democratico e amico di Obama, Julius Genachowski, potrebbe far slittare la discussione sulla norma restrittiva da parte dell’autorità di controllo.

Stessa situazione in Australia. Murdoch ha di recente accusato il governo di Canberra di usare un linguaggio “vergognoso e razzista” nel portare avanti il piano che prevede un giro di vite sui visti per gli immigrati lavoratori qualificati, noto come “Programma visti qualificati 457”.  Anche nella sua patria di origine, nonostante il fumus politico, gli interessi concreti si chiamano media e non certo l’emergenza immigrati! Murdoch per la verità è un accanito contestatore del governo laburista, guidato dalla “rossa” Julia Gillard, di cui ha attaccato le proposte di riforma della legislazione sui media.

E  dulcis in fundo c’è “l’irrequieta Europa” con le sue realtà movimentiste che hanno preso lui e il suo omologo italiano Berlusconi  come punti di riferimento della debolezza del sistema democratico per la libertà informativa. Nonostante le attuali legislazioni, infatti, siala CommissioneEuropea, sia il Parlamento di Bruxelles vorrebbero rivedere la direttiva su questo tema per meglio difendere l’opinione pubblica dalle concentrazioni, dagli attacchi censori e tutelare i servizi pubblici, oggi in forte difficoltà finanziaria e per i continui attacchi alla loro autonomia editoriale e gestionale.

Resta sempre il suo fumus monomaniacale contro l‘Unione Europea e l’Euro, tanto da schierare i suoi giornali e le sue stazioni TV a favore del Referendum inglese, preannunciato dal premier conservatore David Cameron, entro il 2017. E così fa trapelare anche i suoi gradimenti ai politici: dà spazio a Beppe Grillo (SKY News era l’unica TV tradizionale italiana con il permesso di riprendere in diretta il comizio di chiusura della campagna elettorale, in piazza San Giovanni a Roma), il quale nel suo programma vorrebbe drasticamente ridimensionare la RAI, ma non aprire il mercato satellitare, dominato da SKYItalia; appoggia l’esponente del PD Matteo  Renzi (“Il sindaco di Firenze Renzi è un italiano giovane e brillante ha dichiarato di recente).

In Gran Bretagna, gode di un potere di influenza politica da farlo ritenere il vero “sovrano” che riesce a indicare il premier a lui più gradito (dai tory Thatcher a Major allo stesso Cameron, al labour Tony Blair). Ma anche qui si trova in difficoltà con Cameron, reo di non averlo difeso abbastanza dai risultati censori della speciale Commissione che indagava sulle intercettazioni telefoniche illegali dei suoi media contro personalità pubbliche, sia per la “tiepida” posizione euroscettica. Ma in realtà perché, dopo la sanzione della Commissione, non può più crescere oltre il 39,1% nella TV satellitare BSKYB, soffrendo per la concorrenza spietata dell’altra TV satellitare Freesat, creata da BBC e ITV.

E così sponsorizza sia il sindaco di Londra, il conservatore atipico, euroscettico Boris Johnson, sia altri due avversari interni al partito di Cameron: il ministro dell’Istruzione Michael Gove e la ministra degli interni, Theresa May, ribattezzata “lady di ferro” come l’antesignana Thatcher. La May è stata di recente lanciata con un’ampia intervistata dal Sunday Times, domenicale del gruppo Murdoch, descritta come la prossima leader dei Tory e versione inglese della cancelliera tedesca Angela Merkel, “poco viziata, determinata e competente”.

Ma l’ultima passione di Murdoch sembra essere il “Grillo d’oltremanica”, Nigel Farage, leader dell’UKIP (United Kingdom Indipendence Party), che ha guadagnato ben 24 punti percentuali nelle elezioni parlamentari suppletive di Eastleigh, una cittadina vicino a Portsmouth, erodendo consensi ai conservatori e ai Libdem. Tanto da meritarsi una cena nell’aristocratica casa di Murdoch, nell’esclusivo quartiere di Belgravia. In un messaggio su Twitter lo “squalo” ha poi dichiarato: “Siamo felici di aver contribuito al fatto che la Gran Bretagna abbia resistito all’euro nel corso di molti anni. C’è un vento che percorre l’Europa e la questione non sembra solo italiana. In entrambi i Paesi la situazione politica è molto fluida e l’economia non va da nessuna parte. Nuovi leader emergono in una prospettiva di lungo periodo. L’Europa in stagnazione è rovinata dal malcontento e dal risentimento”.
I commentatori inglesi paragonano Farage e il suo partito populista e indipendentista al “Movimento5stelle”. Nei sondaggi starebbe crescendo tanto da minacciare il secondo posto dei Tory, da tempo già sopravanzati dai laburisti di Ed Miliband.
I manifesti elettorali dell’ UKIP, durante la campagna per le suppletive, sono stati espliciti: “Say No to European Union”, ovvero “Dì No all’Unione Europea”.
Nigel Paul Farage ha 49 anni e nel 1992 uscì dal Partito Conservatore dopo la ratifica del Trattato di Maastricht. Farage, padre di quattro figli avuti da due mogli, durante i comizi e gli incontri pubblici si appunta sul bavero della giacca una grande coccarda gialla con il simbolo grafico della sterlina. Quelle stesse sterline che stanno tanto a cuore allo Squalo.


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