Il ritorno del Cavaliere
e il conflitto di interessi

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“Costretto a ricandidarmi, me lo chiedono in molti”, queste le ultime parole di Silvio Berlusconi, o magari le penultime, dal momento che è sua abitudine dire e smentire nel giro di poche ore, se non minuti. Eppure questa volta ha detto la verità, comunque ha espresso quello che da sempre bolle nella sua pancia. Per questo stupisce la meraviglia, quasi la delusione, di quei commentatori e purtroppo di tanti politici che, ogni volta, ci cascano, fingono di interrogarsi sulla natura di questo signore.

Berlusconi é assolutamente prevedibile se, invece di seguire il flusso delle sue parole dei suoi slogan, si segue, più banalmente, il flusso dei suoi soldi e dei suoi interessi.

Nella mutevolezza delle sue opinioni, anzi nella sua assoluta indifferenza alle opinioni, il cavaliere ha tenuto sempre fissa una stella polare: l’intangibilità del suo patrimonio, la centralità dell’interesse privato che é stato elevato a interesse generale, addirittura a “Questione istituzionale” quando si é tentato di cambiare norme e Costituzione per adeguarla alle necessità giudiziarie dell’ex presidente del consiglio.

Dal punto di vista letterario il personaggio che più gli rassomiglia é quel mastro don Gesualdo ossessionato dalla “Roba”, elevata a divinità alla quale tutto sacrificare, anche la dignità delle persone.
Berlusconi probabilmente ha ragione, ha compreso che i suoi collaboratori non sono in grado di tutelarlo, di garantire un costante presidio a difesa del “corpo del capo” e forse ha capito che qualcuno di loro aveva davvero intenzione di salutarlo, di prendere sul serio l’idea di costruire una destra presentabile, vagamente somigliante a quelle che girano per l’Europa.

Sino a quando ci sarà Lui questo sogno non sarà realizzabile, perché Berlusconi non é minimamente interessato alla destra europea, tanto meno al popolarismo o qualsiasi altra categoria della politica, perché quel conflitto di interessi che é stata la forza propulsiva di Forza Italia, ora é un cappio al collo del movimento, perché le priorità del proprietario del partito non coincidono più, anche per ragioni anagrafiche, con quelle della sua corte.

Si aggiunga che le sue aziende, come nel 94, attraversano un momento di grave crisi e la malinconia che lo ha assalito arriva dopo la sconfitta rimediata in tribunale contro l’odiato Carlo De Benedetti.
Dal momento che Berlusconi ha pagato per tutti, in termini monetari e mediatici, sarà lui a decidere, e chiunque ipotizzi una congiura di corte sarà sconfitto, perché non si può passare dalla monarchia assoluta alla democrazia senza il consenso del proprietario della azienda e del partito.
Non si può riconquistare la libertà senza pagare un caro prezzo. Saranno in grado i cortigiani di sempre di compiere il “Parricidio”? Ci permettiamo di dubitarne.

Forse alla fine l’impero si dissolverà, ma, tra tutti i contendenti, almeno per ora, si salverà il Cavaliere, magari “trimezzato”, ma sicuramente più solido e resistente dei congiurati; con la pattuglia dei fedelissimi presiederà, anche nel prossimo Parlamento, il perimetro dei suoi interessi, unico obiettivo di ieri e di domani.
Non a caso le ultime nomine Rai portano visibilmente i segni delle sue zampate, perché, ancora una volta, si prepara a giocare la sua partita nelle piazze mediatiche che, alla faccia del governo Monti, restano da lui saldamente presidiate, sia alla Rai, sia a Mediaset.
Sicuramente non vincerà, ma sicuramente darà del filo da torcere a tutti e tenterà di inquinare i pozzi del confronto democratico.

Sbaglia chi pensa che la pratica sia stata archiviata e che Berlusconi pensi davvero di passare la mano.
Per questioni di tipo patrimoniale, ancor prima che politico, solo la figlia Marina potrebbe raccogliere la sua eredità, proprio perché la tutela del conflitto di interessi é sempre stata ed é il cuore del suo progetto e della sua politica.
In questo gli si deve riconoscere coerenza e fedeltà al “Principio”.
Per questo i suoi avversari, comunque organizzati, con qualsiasi coalizione, sotto qualsiasi bandiera, farebbero bene a rimettere in testa ai loro programmi la risoluzione del conflitto di interessi, una autentica metastasi che ha corroso l’etica pubblica e privata e ha inquinato in profondità l’ordinamento democratico.

Per ora il tema, come sempre, non sembra essere tale priorità dei primi 100 giorni delle diverse famiglie del centro sinistra, non vorremmo che non rientrasse neppure tra le cose da fare nei 1000 giorni successivi ai primi 100.

da “Micromega”


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