Un referendum per abrogare le riforme all’articolo 18

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di DonneViola
C’era chi si complimentava con il ministro Fornero per la modifica riuscita dell‘articolo 18. Vorremmo far incontrare loro in queste settimane le persone licenziate dalle loro aziende per un motivo economico. Ci piacerebbe che quelle persone ci parlassero, che sentissero il senso di frustrazione che si avverte nel profondo quando si subisce un’ingiustizia legalizzata.

Con la modifica dell’articolo 18, nel caso il lavoratore faccia ricorso e la motivazione economica dovesse risultare non del tutto valida, non ci sarà obbligo di reintegro ma solo un indennizzo dalle sei alle ventiquattro mensilità.

Solo se il giudice riscontrerà la mancanza di manifeste motivazioni potrà scattare l’ obbligo di reintegro.
È chiaro che in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo oggi qualsiasi azienda troverà la strada spianata nel dimostrare una flessione o un calo del lavoro che giustifichi un licenziamento effettuato magari per tutt’altro motivo.
È capitato a Roma a due dipendenti del colosso delle telecomunicazioni Huwaei.
È capitato a Milano a un giornalista di Tecnomovie riassunto con articolo 18, licenziato con nuova norma.
È capitato purtroppo ad altre persone le cui storie al momento sono ancora sommerse.
Capiterà di nuovo e la notizia di oggi che indica un’ulteriore flessione del pil rafforza questa nostra convinzione.
Per questo riteniamo che sia più che mai necessario vigilare su questi abusi legalizzati e darne testimonianza.
Ognuno di noi domani potrà essere licenziato perché la propria azienda entra in crisi.
E non ci si venga a raccontare che al dipendente dismesso verrà riconosciuto un indennizzo perché si sa benissimo quali sono i tempi e le modalità di queste controversie.
E non tutti hanno la forza per affrontare questo iter.
Di favole ne abbiamo già sentite abbastanza e nessuna di queste è stata a lieto fine.
Tra le tante riforme che in questi anni hanno tolto la dignità al lavoro questa è stata una delle peggiori.
In un periodo di crisi, dove la disoccupazione tocca i massimi storici, dare la possibilità di far licenziare i lavoratori non ci sembra un incentivo all’occupazione.
Ci sembra un ulteriore punizione inflitta a un popolo che chiede solo di esercitare il proprio dovere in una situazione di diritto, che chiede semplicemente di poter lavorare.
Per questo sosterremo i referendum che chiedono l’abolizione di questa riforma.
L’articolo 1 della nostra costituzione ha ancora senso per noi.
Non permetteremo a nessuno di farci vivere in una repubblica fondata sul licenziamento facile e il sopruso legalizzato.


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