Sicurezza lavoro. Un morto e un ferito grave all’Ilva. Nuovo appello

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Ciro Moccia é morto sul colpo cadendo da un ponteggio, Antonio Liddi è in condizioni gravissime. Il primo era un operaio addetto alla manutenzione il secondo faceva parte della ditta esterna MR, entrambi stavano lavorando alla batteria 9 delle cokerie all‘Ilva di Taranto durante un’operazione di intervento di manutenzione. Ancora una tragedia dalle dinamiche tutte da accertare.
E mentre le attività della fabbrica rimangono sospese in segno di cordoglio, immediata invece è stata la reazione dei colleghi di lavoro e di alcune organizzazioni sindacali, come lo Slai Cobas, che ha proposto uno sciopero immediato di 24 ore per dire no allo stillicidio continuo.

Perché morire di lavoro sembra essere ormai diventata una consuetudine, talvolta le vittime non fanno neppure notizia, persino i loro nomi vengono cancellati, quasi fosse uno dei tanti aggiornamenti sulle condizioni della viabilità, una sorta di lugubre ” Onda nera”,in costante aggiornamento.

Ci auguriamo che, almeno questa volta, anche per la forte carica simbolica dello stabilimento Ilva di Taranto, si voglia andare sino in fondo, indagare sulle condizioni di sicurezza, sulla stabilità del ponteggio, sullo stato delle manutenzioni, anche perché lo si deve ai familiari, ai compagni di lavoro, alla città tutta, dove si continua a morire, per cause diverse, dentro e fuori lo stabilimento dell’Ilva.

Ai media tutti chiediamo di illuminare a giorno questa vicenda e di mettere al bando parole quali ” Morti Bianche” e ” Tragica fatalità”, perché di tragico c’é davvero molto, di fatale assai poco.

Dal momento che si parla di governi e governissimi, si parta anche da qui, si metta al centro il tema del lavoro, della precarietà, delle condizioni di sicurezza, dell’inasprimento delle norme, civili e penali.

Il governo Berlusconi aveva manomesso alcune delle norme predisposte da Romano Prodi e dal ministro Damiano, almeno si riparta da qua, senza guardare in faccia a nessuno, e se qualcuno dirà di no, lo si costringa a farlo a viso scoperto e davanti alla pubblica opinione.


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