Giornalismo sotto attacco in Italia

La nostra “cartolina” ad Andrea Barbato

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Vent’anni fa, il 12 febbraio del 1996, moriva Andrea Barbato. Certamente, è stato uno dei grandissimi della cultura e del giornalismo del secolo passato. Impareggiabile scrittore e autore di sceneggiature cinematografiche, nonché di testi teatrali, si introdusse quasi per caso nel mondo delle news. Grazie ad un soggiorno alla Bbc. E poi: Messaggero, L’Espresso, il Giorno, la Stampa, la Repubblica, Paese Sera, inviato speciale in zone caldissime. Il suo stile inconfondibile, quello del giornalismo (anglosassone italianizzato) di precisione, trovò il momento più luminoso nella direzione del Tg2 della Rai. Quel telegiornale, capace di rompere il pensiero “unico” della vecchia azienda democristiana e del più perbenista giornale della prima rete, rimane un gioiello. Caposcuola, luogo di formazione di un’intera generazione di straordinari professionisti, rappresentò e diede voce all’Italia moderna. Una grande esperienza, che oggi davvero rimpiangiamo. Nulla rimase come prima e lo stesso Tg3 dell’epoca successiva fu debitore di quella “rottura”. Fu “epurato”, con diversi personaggi dell’epoca considerati poco allineati: da Massimo Fichera a Mimmo Scarano a  Tito Cortese. Ma l’asse Dc-Psi craxiano (il cosiddetto Caf) non perdonava.

Ricordare Andrea Barbato oggi ha, quindi, un valore particolare. La sua fu la televisione intelligente e calvinianamente “leggera”, rigorosa e non urlata. Meditate Talk, meditate. Proprio all’opposto, appunto, di tanti programmi di oggi, bolsi e ripetitivi, dove sotto l’urlo niente. Il suo era un esempio di autonomia e di indipendenza. Accidenti, proprio l’opposto delle strisciate subalterne e omologate cui assistiamo in questa brutta stagione. Ecco perché è doveroso guardare ad una figura sì celebrata ma messa colpevolmente in soffitta. Eppure quell’esempio va ripreso, facendolo diventare una vera e propria scuola. Per una nuova alfabetizzazione televisiva. Chi l’ha conosciuto sente il dovere morale di ricostruire una storia umana, politica e professionale di primissimo ordine.

Barbato fece anche politica: fu eletto alla Camera dei deputati e nel Consiglio comunale di Roma nelle liste del partito comunista italiano. Tuttavia, ci dimostrò che si può avere idee e valori senza perdere la propria fisionomia. L’opposto di numerose mediocri vicende odierne: “spoliticizzate” e sommamente “sdraiate”.

Ti mandiamo una “cartolina”, Andrea, piena di ammirazione e di affetto, che trasferiamo ai tuoi cari.


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