Ora chiediamo che il reato di tortura sia istituito in fretta

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Oltre al petrolio, l’Italia importa giustizia.
Come ha dimostrato  la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, stabilendo  che nel 2001 le forze dell’ordine torturarono i dimostranti di Genova e che denuncia la mancanza in Italia  del reato specifico di tortura.
L’accusa cade sulla inadeguata classe politica, che non ha voluto creare il reato di tortura, anche se associazioni e studiosi di diritto ne richiedono l’inserimento  nel codice, dopo le atrocità avvenute nella scuola Diaz e soprattutto nella caserma di Bolzaneto. Come ha raccontato  il coraggioso ex-magistrato Roberto Settembre nel suo libro “Gridavano e piangevano”, che ha scritto dopo essersi occupato personalmente del caso, ma solo quando è andato in pensione, da cittadino.
Un libro che riporta le testimonianze di chi è entrato nel “Garage Olimpo” ligure, dove si doveva stare per ore con le braccia alzate, in piedi, senza alcuna assistenza, vessati dall’obbligo di guardare in terra, facendosi tutto addosso perché andare al bagno era una concessione; e insulti e umiliazioni di ogni tipo erano lo sfogo libero di pseudo tutori dell’ordine, esaltati da ogni abuso loro consentito da una tacita sospensione del diritto, lasciata filtrare dai responsabili del Governo Berlusconi, a cui ha fatto seguito un’amnistia politica, prima di quella formale.
Tutto questo si è sempre saputo. Ma la politica – destra e sinistra –  ha fatto finta di non sentire. Non ha deciso sperando che il tempo nascondesse queste storie di abusi, come i caschi  senza identificativo avevano nascosto le responsabilità dei torturatori istituzionali.
Ora chiediamo che il reato di tortura sia istituito in fretta.
E nella vigilanza  di noi cittadini partirà un contatore, per segnare quanti giorni ci vorranno per sanare questa vergogna da parte di un parlamento che si è agitato per definire la responsabilità civile dei giudici, ma che non ha mai riconosciuto la responsabilità di aver consentito – con la propria ignavia – l’impunità di aguzzini in divisa.
Che hanno macchiato con sangue non solo i muri di una scuola, ma la Costituzione.

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