Il Comitato di redazione di Repubblica è stato chiarissimo: giornaliste e giornalisti del quotidiano non hanno preso bene la scelta di pubblicare il messaggio dell’associazione Setteottobre (pubblicato peraltro su tutti i principali quotidiani del Paese), nel quale in un passaggio si legge: “Sì, è ancora il 7 ottobre. Perché l’ideologia della violenza e dell’odio ogni giorno s’infiltra nelle piazze delle città italiane e nei social media. E sta permeando i luoghi dove si forma il pensiero: le scuole, le università, la cultura. E i mezzi d’informazione. Mentre il terrorismo si arma di nuovo”.
Ora, il giornalismo italiano ha innumerevoli difetti, ma accostarlo alla violenza e all’odio anche a noi sembra francamente eccessivo. E pericoloso, perché mette in discussione un potere senza il quale la democrazia si degrada, la convivenza civile viene meno e il panorama culturale e politico si trasforma in un’arena, con conseguenze tragiche per il dibattito pubblico nella sua interezza.
Ne abbiamo parlato con Matteo Pucciarelli, membro del Cdr di Repubblica e fra i promotori della risposta garbata ma ferma di un universo editoriale che del ripudio e del contrasto verso ogni forma di violenza ne ha fatto una ragione di esistere.
L’intervista completa al seguente link
