L’amore ai tempi dell’Intelligenza Artificiale

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In un’epoca sempre più definita dagli algoritmi e dalla logica dell’utile, l’uscita della raccolta poetica La metrica dell’amore di Sandro Montanari (Pioda Imaging Edizioni, 2025) è un invito a riflettere sull’essenziale umano e su quel sentimento, imponente e fragile, che è l’amore. Lo scritto ci riporta sul valore di ciò che dà senso e passione all’esistenza, esplora quella scintilla vitale capace di renderci umani.

Utilizzare il termine “metrica”, che richiama limite e ritmo, per esplorare il mondo dell’amore, suggerisce fin da subito che questo sentimento, anche se a volte così impetuoso da travolgere ogni certezza, ha una sua misura intrinseca, un suo tempo… non una misura quantificabile, certo, ma una scansione che è l’accadere stesso dell’amore. L’amore non è un qualcosa che si possiede, ma è un cammino che richiede cura e tempo; e l’autore ci rivela che il tempo dell’amare non è lineare, non risponde alle leggi della fisica classica, ma è un tempo che si trasforma, si dilata nella nostalgia, si contrae nell’esperienza fusionale, si sospende nella tenerezza di uno sguardo.

Il vento solleva / un’idea / e quella luce d’alba / nei tuoi occhi.

Ma da dove nasce l’amore?

Montanari risponde a questa fondamentale domanda, mettendo in relazione l’amore con l’atto creativo poetico: Lo spazio finito della pagina e la topografia simbolica del verso, che spezzandosi rimane sospeso nel vuoto, custodiscono la stessa ragione d’esistenza dell’amore. L’amore nasce dal limite, dalla mancanza, dalla frattura e, proprio per questo, riecheggia d’infinito. Il poeta ha sentito l’urgenza di scrivere poesie dopo la morte di una persona amata: le parole – scrive l’autore – hanno cominciato a premere dalle profondità della notte fino ad aprire un varco e imprimersi nelle pagine. L’amore, come la poesia, nasce dall’assenza.

Essere lì / in quel momento / per seguire piano / con le dita / le rughe sul tuo volto / fisso nell’ultima parola.

L’IA può analizzare testi d’amore, identificare pattern stilistici, persino generare poesie, ma potrà mai conoscere l’urgenza nata dalla perdita? Sentire il dolore che prova il poeta? Afferrare l’essenza della parola poetica, intrinsecamente legata alla minaccia della sua fine? Attingere alla “zona oscura e segreta”, a quel “porto sepolto”, di ungarettiana memoria, che pulsa nell’anima? Prendersi veramente cura di quel desiderio di ascolto nascosto in ciascuno di noi?

La poesia sull’amore, come quella di Montanari, ci ricorda ciò che è intrinsecamente umano: la capacità di sentire in profondità, di dare senza esigere sempre in cambio qualcos’altro, di vivere il tempo emotivo, di trovare un senso nell’inutile e nel mistero, di confrontarsi con la perdita e la fragilità e di trasformare tutto questo in logos, in una combinazione di sillabe e consonanti – come direbbe Ungaretti – nella quale è entrata una luce.

Nel varco / avvolto dalla foschia / del mondo, si ritira / il tempo, voci fossili / affiorano. Eppure filtra ancora luce / tra i rami dei desideri.

Nel silenzio / ti posi come farfalla / sull’orlo del cielo. / I miei giorni più cari / franano sottovoce.

È un invito a cercare tra roveti e parole tremanti, a riscoprire i profumi antichi della memoria olfattiva, ad abitare il silenzio, a riconoscere la fanciullezza quale matrice della creatività.

La conchiglia / disabitata / bisbiglia all’orecchio / parole sommerse. / Il bambino ascolta / il vento, riconosce / il suono nascosto / della sua ombra.

È l’argine essenziale per dare un senso all’avanzare di un futuro appiattito sul mito del possesso e del profitto che rischia di farci distogliere l’attenzione dalle piccole cose, dalle sfumature dell’esperienza umana, dal mondo interiore, dal volto dell’altro, dalla polvere nella quale torneremo.

Nel gorgo tiepido / dell’incompiuto / sfioro il tuo seno, / bambino ritorno / nel battito silenzioso / della terra.

In questo tempo dominato dall’intelligenza artificiale, il libro di Sandro Montanari ci ricorda come l’amore, parafrasando Shakespeare, sia ‘un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai’, ‘una stella guida’ che ci deve aiutare a non perderci nei meandri ancora oscuri della tecnologia.

Sandro Montanari, La metrica dell’amore. Pioda Imaging Edizioni, Roma, 2025, pp. 92.


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