“I fascisti tradirono l’Italia” – di Anello Poma

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Io vorrei partire, e spero di indovinarlo, vorrei partire da una domanda e una risposta. Cos’è la guerriglia? La guerriglia è una guerra diversa dalle altre. Voi leggendo nei testi di studio, ovviamente, vi sarete fatti un’idea di cos’è la guerra. Ebbene, la guerra è un fatto d’armi, oltretutto odioso, che speriamo di poter cancellare. […] Non è cosa facile, ma […] comunque resta un obiettivo, una conquista di civiltà, la pace”.

Comincia così – e oggi è tragicamente doloroso – I fascisti tradirono l’Italia”, di Anello Poma, DeriveApprodi 2025 (pagine 96, € 14). Ex operaio biellese (1914-2001) combattente in Spagna nelle Brigate Internazionali, partigiano, internato in Francia e a Ventotene, dirigente politico (Pci) e sindacale (Cgil) nel dopoguerra, giornalista e autore di saggi. L’opera nasce dalla sbobinatura di una serie di conferenze che Anello tenne negli anni presso scuole varie e altre occasioni, in particolare è il frutto di quella del 4 giugno del 1996, alla Scuola Media Statale di Graglia (Biella).

Il libro è introdotto da Italo (nome di battaglia del partigiano) figlio di Anello e presidente dell’Aicvas-Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna (www.aicvas.org) che ne ha curato la prefazione e si chiude con un saggio sulla repressione giudiziaria di cui furono oggetto gli antifascisti dopo la Liberazione dello storico biellese Alberto Zola.

Sono diversi e tutti coinvolgenti i piani di lettura del volume che narra, attraverso scritti, immagini e un minuzioso lavoro di ricostruzione storica, di ricerca della documentazione a sostegno di ogni tesi, di ogni ragionamento, un avvincente racconto di formazione e di vicende personali e pubbliche che tracimano la dimensione individuale dell’autore.

Anello nasce nel quartiere popolare di Riva a Biella nel 1914, secondo di 5 figli, il padre calzolaio, la madre operaia, cresce in condizioni di povertà. Frequenta le scuole elementari rivelando buone doti di apprendimento ma, dopo la quinta, deve lasciare gli studi ed entrare in fabbrica ai lanifici Rivetti, con la mansione più bassa, l’attaccafili. Il padre Claudio era stato socialista, ma Anello non recepì nessuna formazione politica in famiglia, per poi diventare uno dei più rilevanti protagonisti del movimento di Liberazione nel capoluogo laniero, in Italia e a livello internazionale.

Nel1934 Poma entra in contatto con l’antifascismo attraverso un rappresentate del Partito comunista clandestino. Da quel momento le sue idee si strutturano tanto da portarlo, tre anni dopo, a partire come volontario combattente nelle Brigate internazionali a difesa della Repubblica di Spagna. E’ praticamente il primo passo di una carriera personale, politica, militare che non s’arresterà più. Dopo la sconfitta della repubblica spagnola è internato in Francia poi, riportato in Italia, è confinato a Ventotene, dove consolida la sua formazione culturale e politica. Del “soggiorno” sull’isola, dove trova il migliaio di autorevoli “ospiti” compreso il gruppo dirigente del Pci, Anello parla con entusiasmo, “perché là si riprende a studiare”.

Il titolo del volume, I fascisti tradirono l’Italia”, nasce perché quel 4 giugno 1996, nella Scuola di Biella, davanti a un pubblico di studenti e professori, il vecchio partigiano pronunciò un discorso di contrasto a quanto aveva clamorosamente affermato il presidente della Camera, Luciano Violante, sulla “necessità di comprendere le ragioni delle scelte che fecero i fascisti e si arruolarono nella repubblica di Salò”. Senza mezzi termini, disse: “… se il mio Paese è in guerra – in questo caso contro la Germania – e io mi arruolo in una unità militare che combatte al servizio dei tedeschi, io combatto contro il mio Paese e quindi compio un atto di alto tradimento. Non c’è da capire niente. L’unica cosa da fare: o lo fucili, perché ha compiuto atto di alto tradimento, oppure, come invece si è fatto immediatamente dopo la Liberazione, il governo emana un provvedimento di amnistia e viene perdonato; quindi c’è il perdono, punto e basta. Non c’è da capire niente”.


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