La vittoria del Canada parla a tutti noi

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Dopo l’attentato dell’11 settembre lo slogan fu “siamo tutti americani”. Oggi dovrebbe essere “siamo tutti canadesi”. Lo scrive Timothy Garton Ash sul Guardian commentando la vittoria del liberal Carney. Vittoria a sorpresa. Carney era molti punti indietro rispetto al rivale  conservatore ma ha avuto una risalita elettorale impetuosa e sorprendente . Un capovolgimento che ha una ragione principale: Donald Trump. Il presidente americano ha avviato una grottesca campagna anticanadese lanciando l’idea di annettere il Canada agli Stati Uniti facendolo diventare il 51esimo stato a stelle e strisce. Carney non si e’ fatto intimidire, ha risposto colpo su colpo , ha risvegliato l’orgoglio nazionale canadese. Chi conosce il Canada sa che chi ci abita e’ geloso della propria diversita ‘ rispetto al vicino americano. In Quebec si parla francese e gli anglofoni sono orgogliosi membri del Commonwealth britannico.

Carney è stato numero uno della banca d’Inghilterra e si e’ dimostrato in grado di manovrare con fermezza rispetto ai caotici proclami sui dazi di Trump costringendolo a rimangiarsene gran parte in fretta e furia pressato dal mondo economico americano preoccupato dalla conseguenze disastrose di una battaglia tariffaria suicida.
In poche settimane Carney e’ diventato l’eroe anti Trump che oggi, con notevole faccia di bronzo, si complimenta con lui definendolo un gentleman.  Dimostrando così la differenza fra un leader e un bullo (copyright Wall Street journal)e mostrando al mondo come ci si deve comportare .
Una vittoria interessante che potrebbe fare scuola in quelle parti del mondo dove si moltiplicano le tensioni fra Stati Uniti e governi poco inclini ad assecondare il nuovo espansionismo americano.  Il Canada non ha solo fatto fronte nel nome dell’orgoglio nazionale ma anche nel nome di uno stato  dove la “rule of law “ e’ ancora l’architrave della societa’, i diritti individuali sono garantiti, la divisione dei poteri rispettata.
Insomma la vittoria del Canada parla a tutti noi. E Timothy Garton Ash conclude dicendo:”liberali di tutto il mondo unitevi”.

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