Al di là di tutti i proclami e le rassicurazioni sul piano interno, a livello europeo è stato appena smascherato il ritardo accumulato dall’Italia nell’attuazione del’European Media Freedom Act. Un gap affrontato nei dettagli durante la riunione a porte chiuse del gruppo di monitoraggio del Parlamento Europeo sulla libertà di stampa. Ed è emerso un quadro allarmante. “La verità è che siamo terribilmente in ritardo. Abbiamo solo 90 giorni per applicare il Media Freedom Act (EMFA), e in particolare l’articolo 5, che è il cuore della normativa”, sottolinea Sandro Ruotolo, europarlamentare del Partito Democratico e responsabile informazione, cultura e memoria nella segreteria nazionale.”Il quadro che emerge è preoccupante, drammatico. Lo dice il rapporto annuale di Reporters Sans Frontières: l’Italia scende dal 46° al 49° posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, avvicinandosi sempre più al modello Orban, all’Ungheria della democrazia illiberale – prosegue Ruotolo -. Siamo i peggiori della classe insieme alla Romania al 55° posto, la Croazia al 60°, Malta al 67°, Ungheria al 68°, la Bulgaria al 70°, Cipro al 77° e la Grecia al 89°. E poi c’è il fronte più inquietante: lo spionaggio. Apple ha confermato che sono oltre 150 i Paesi coinvolti da software come Paragon, usati per controllare giornalisti, attivisti, oppositori. L’Europa è coinvolta.L’Italia pure. Ma non sappiamo chi è il responsabile dello spionaggio.Il Media Freedom Act non è una raccomandazione. È un regolamento. Deve essere applicato. Subito. Senza sé e senza ma. Abbiamo 90 giorni di tempo e invece di avvicinarsi ai suoi principi l’Italia se ne sta allontanando. La RAI resta politicamente controllata. Il pluralismo è compromesso. I fondi pubblici vengono usati in modo opaco. La stampa è sotto pressione. Cosa dobbiamo fare, oggi, per evitare che questo Regolamento resti lettera morta? Abbiamo lo strumento della procedura di infrazione, ma sappiamo che i tempi sarebbero troppo lunghi e che a pagarne le conseguenze sarebbero i cittadini. Servono atti politici forti, immediati. Serve un intervento del Parlamento Europeo immediato.perché stiamo parlando della libertà di stampa. Del diritto dei cittadini ad essere informati. E quando questo diritto viene meno, è la democrazia che si spegne. Noi, come gruppo di lavoro, abbiamo il dovere di lanciare l’allarme, oggi, non domani. Mancano 90 giorni. La situazione è grave. Perché senza la libertà di stampa non può esserci l’Europa”.
“Mentre il medico studia il malato muore. E il malato è la libertà di stampa, in particolare in Italia. Perché atti e fatti stanno allontanando l’Italia dagli standard europei”. Lo ha detto il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, in audizione presso il gruppo di lavoro sul Media Freedom Act della Commissione cultura del Parlamento europeo. “Non basta immaginare che la Commissione europea verificherà e nel caso avvierà una procedura di infrazione: ha tempi troppo lunghi e intanto i danni fatti rischiano di essere non più recuperabili – ha detto ancora -. Le violazioni della tutela delle fonti, dell’autonomia della Rai Servizio Pubblico, di un mercato privo di conflitti di interesse sono già in atto. E, anzi, peggiorano. E inoltre l’obiettivo della limitazione della libertà di stampa è già ottenuto. Ad esempio, il fatto che in Italia sia possibile spiare 2 giornalisti senza che il governo sia costretto a dire da chi e perché, sta già ottenendo il risultato di intimidire le fonti e i giornalisti che temono di essere spiati. È interesse dell’Europa chiedere chiarezza su questo. Inoltre le eventuali sanzioni sarebbero la presa d’atto di un danno già compiuto. Che per di più pagherebbero i cittadini 2 volte: prima per non aver vissuto in un Paese libero e poi per le conseguenze delle sanzioni economiche”. “Il nostro obiettivo non è far sanzionare l’Italia ma vivere in un Paese dove è garantita la libertà di stampa secondo gli standard europei – ha aggiunto Di Trapani -. Per questo è importante che il Parlamento europeo, con gli strumenti che riterrà, chieda un intervento urgente della Commissione europea per ottenere dall’Italia il rispetto dell’Emfa. Anche per questo potrebbe essere utile una task force del Parlamento europeo per analizzare al massimo ogni trimestre Paese per Paese lo stato di avanzamento – o di arretramento – rispetto agli standard imposti dall’Emfa”.