Il 29 aprile 2025, Ciro Pellegrino, capo della cronaca di Napoli per Fanpage.it, è stato informato da Apple che il suo telefono era stato preso di mira da uno spyware di livello militare, lo stesso strumento usato in passato per sorvegliare obiettivi sensibili. Non si trattava di un attacco casuale, ma di un attacco mirato, diretto a una persona che, come tanti altri prima di lui, fa il suo lavoro con coraggio: raccontare storie scomode e portare alla luce verità che alcuni preferirebbero restassero nell’ombra.
Questo episodio non è isolato. A gennaio, Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it, aveva subito lo stesso trattamento. Entrambi i giornalisti stavano lavorando su inchieste che smascherano la presenza di gruppi fascisti tra i giovani del partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia. È evidente che questi attacchi non siano frutto di coincidenze, ma parte di una strategia ben più grande per intimidire chi lavora ogni giorno per mantenere viva la libertà di informazione. La domanda che sorge è inevitabile: chi c’è dietro questi attacchi? Le autorità italiane hanno negato qualsiasi coinvolgimento diretto, ma ciò che manca è una risposta chiara, una spiegazione convincente. L’uso di spyware mercenari come Pegasus, sviluppato dalla società israeliana NSO Group, non è un fenomeno nuovo, ma sta crescendo con preoccupante intensità, colpendo attivisti, giornalisti e figure pubbliche che osano opporsi al sistema.
Il caso di Pellegrino e Cancellato non è l’unico. Da tempo, attivisti, giornalisti investigativi, ONG e anche sacerdoti sono stati presi di mira con gli stessi strumenti di sorveglianza. Greenpeace ha denunciato ripetuti attacchi ai suoi attivisti, che lottano contro la devastazione ambientale, mentre altre organizzazioni internazionali come Amnesty International e Human Rights Watch sono costantemente sotto osservazione da parte di governi che temono la loro capacità di portare alla luce le violazioni dei diritti umani. Ma non solo: anche sacerdoti e attivisti religiosi che si sono opposti a determinate linee politiche sono stati monitorati, come testimoniato dai loro stessi racconti. È chiaro che questo fenomeno non è confinato a regimi autoritari lontani. L’Italia, come altri paesi, sta assistendo a una crescente erosione della protezione dei diritti fondamentali come dimostrato anche dalla graduatoria annuale di RSF che vede l’Italia al 49esimo posto nella classifica sulla libertà di stampa.
Una libertà di stampa minacciata da un sistema che cerca di spiare e intimidire chi lavora per tenere viva l’informazione libera e indipendente. Non si tratta solo di una questione tecnica: si tratta di un attacco alla democrazia stessa.
Articolo Ventuno è impegnato da sempre nella difesa della libertà di informazione, e proprio per questo non possiamo non sottolineare come il diritto di sapere e di essere informati stia diventando ogni giorno più fragile. Ogni volta che un giornalista viene preso di mira, ogni volta che un attivista viene spiato, ogni volta che qualcuno che cerca la verità viene minacciato, è il nostro diritto di essere liberi a essere messo in discussione. La sorveglianza di massa, l’uso di spyware, non sono strumenti di difesa della sicurezza, ma di controllo, di censura, di paura. Oggi siamo di fronte a una sfida che riguarda tutti. Non possiamo rimanere passivi mentre i diritti che ci garantiscono la libertà di espressione e la libertà di stampa vengono erosi. È il momento di chiedere con forza che le istituzioni facciano chiarezza, che la trasparenza prevalga, che chi abusa di questi strumenti venga chiamato a rispondere. La libertà di informazione non è un lusso, è una necessità. E non possiamo permettere che venga compromessa. Ogni attacco a un giornalista è un attacco alla democrazia. Ogni spionaggio ai danni di chi lavora per il bene comune è un passo verso il buio. Se oggi sono Ciro Pellegrino e Francesco Cancellato, domani potrebbe essere chiunque. La nostra risposta deve essere chiara: non cederemo al silenzio, non cederemo alla paura. La verità deve continuare a emergere, e noi, insieme, dobbiamo proteggerla.