Ionesco, Adamov, Beckett non avrebbero saputo buttar giù una storia più contorta di quella che riguarda la presidente della giunta sarda, Alessandra Todde. Stamane il tribunale civile di Cagliari al quale era stato presentato un ricorso contro la decadenza dall’incarico decretata dal Collegio di Garanzia della Corte d’appello ha preso una decisione che sembra cancellare tutto, restituendo la palla all’unico soggetto istituzionale che si sarebbe dovuto occupare della vicenda: il Consiglio Regionale. Vicenda che assume i contorni dell’assurdo quando si leggono poche righe nell’ultima delle 65 pagine della sentenza del tribunale. La prima frase: “Deve confermarsi in questa sede che non rientra nella competenza del Collegio di Garanzia, né in quella del Tribunale adito per l’impugnazione di ordinanza-ingiunzione, pronunciare l’eventuale decadenza della ricorrente”. Giova ricordare che l’ordinanza-ingiunzione del 3 gennaio scorso, venne votata a maggioranza – 4 a 3 – dal Collegio di Garanzia e che il voto decisivo fu dell’allora presidente, Gemma Cucca. La seconda frase netta, è questa: “All’organo amministrativo di controllo e poi a quello giurisdizionale, che non intende esondare dall’alveo delle proprie competenze, è rimesso esclusivamente l’accertamento della violazione delle norme in materia di spese elettorali, effettuato detto vaglio, che rimane insindacabile dal Consiglio Regionale, quest’ultimo assumerà le sue determinazioni sulla decadenza, tenendo fermo quanto accertato in questa sede”.
Le uniche cose accertate sono state: le rendicontazioni delle spese elettorali presentate dalla Todde avevano irregolarità. Nient’altro. Questo basterebbe a far decadere la Presidente della Regione?
In ogni caso, a conferma che il tribunale ha scaricato a monte tutte le responsabilità di questa incredibile vicenda che si protrae da mesi, rallentando gravemente i tempi delle decisioni del governo regionale, il PQM finale così recita: “Il Tribunale dichiara l’inammissibilità di tutti gli interventi, dichiara la carenza di legittimazione passiva del Ministero della Giustizia, rigetta il ricorso di Alessandra Todde”, ricorso nel quale si è sostenuta la correttezza della rendicontazione.
La palla è stata dunque rilanciata nell’unico campo nel quale la partita si sarebbe dovuta giocare: quello del Consiglio Regionale che molte volte, in passato, ha dovuto affrontare e risolvere storie simili a questa. Ma qui la grande novità politica della vittoria del centrosinistra e di una donna per la prima volta alla guida della Sardegna ha evidentemente fatto uscire di testa vari soggetti. Il Tribunale, anche senza infierire, lo fa capire, anche se con un po’ di coraggio avrebbe potuto essere conseguente con le sue stesse valutazioni e accogliere i ricorsi. Si è limitato a non rigettarli, a dichiararli inammissibili cercando così di far passare l’idea che tutta la vicenda è partita con il piede sbagliato. E pensare che a favore dell’accoglimento, motivando anche il perché si era pronunciata anche la Procura della Repubblica.
Ora spetterà al Consiglio decidere, sempre che non ci siano ulteriori sviluppi giudiziari. Cosa chiederà ai rappresentanti del popolo sardo il Ponzio Pilato che li chiamerà a pronunciarsi: Gesù (la Todde) o Barabba (la destra)? E cosa ne sarà di questa legislatura che già dal 3 dicembre Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno cominciato a dichiarare finita?
