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Un accordo imbarazzante tra Italia e Turchia: diritti umani e alleanze scomode

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Nelle ultime ore, abbiamo assistito all’incontro tra la premier Giorgia Meloni e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, spacciato come il raggiungimento di un’ importante intesa, diplomatica ed economica, ma che non è altro che un ennesimo atto di genuflessione al “partner ineludibile” di turno che indigna e preoccupa chi difende e crede nella democrazia e i diritti umani.
Nella conferenza stampa finale non è stato possibile poter domande. Come nel corso del bilaterale con al centro la gestione dei migranti, il business tra aziende italiane e turche, in particolare per la fornitura di droni,
L’accordo, un memorandum of understanding, prevede la creazione di una joint venture tra Leonardo, colosso dell’industria della difesa italiana, e Baykar, leader internazionale nella produzione di droni da combattimento.
In totale l’Italia e la Turchia hanno siglato undici accordi di cooperazione, presentati come un passo avanti nella consolidazione delle relazioni bilaterali.
Sobriamente, come invita a fare questo governo ogni volta che si toccano argomenti ad esso indigesti, solleviamo alcuni interrogativi sulla scelta del nostro Paese di stringere alleanze con regimi noti per le loro violazioni dei diritti umani come, appunto, la Turchia.
Nonostante la facciata di un’intesa strategica, l’assenza di discussioni sui temi dei diritti civili e le pressioni esercitate dal governo turco su dissidenti e giornalisti sono stati ciò che maggiormente ha caratterizzato questo incontro tra i leader del nostro Paese e un regime controverso.
Meloni non ha sfiorato né la questione della libertà di stampa – che lei stessa continua a ignorare negando il diritto ai giornalisti di fare domande nelle l conferenze stampa scomode –  né la vicenda del sindaco di Istanbul Ekrem İmamoglu incarcerato come centinaia di altri oppositori.
Eppure è irrefutabile che la Turchia, sotto la guida di Erdoğan, abbia subito una drammatica deriva autoritaria. Le violazioni sistematiche dei diritti umani, la repressione dell’opposizione politica e la persecuzione dei giornalisti sono sotto gli occhi di tutti. Cresce la preoccupazione su un governo che utilizza la forza militare come strumento per silenziare voci dissonanti e consolidare il potere, piuttosto che promuovere il dialogo e la democrazia. In questo contesto, l’Italia sembra aver scelto di dimenticare i valori fondanti dell’Unione Europea, preferendo l’interesse economico e la cooperazione militare.

La joint venture con Baykar, fondamentale per il nostro settore della difesa, getta un’ombra pesante sull’immagine del nostro Paese.
È un paradosso che un’azienda privata, legata al governo turco tramite il suo leader, sia al centro di una collaborazione con una multinazionale pubblica italiana.
La vicinanza di Baykar a Erdoğan e l’implicita legittimazione che l’Italia fornisce a questo regime sono l’ennesimo avvallo a politiche contro i principi di giustizia e di rispetto dei diritti umani.
Le conseguenze di questa intesa va oltre il mero ambito economico e militare; si tratta di un messaggio preoccupante che l’Italia sta inviando al mondo.
La nostra nazione è storicamente stata punto di riferimento per la difesa dei diritti e delle libertà fondamentali, ma ora sembra voler sacrificare questi valori per ragioni di convenienza politica e strategica.
L’assenza di discussioni su temi delicati, a cominciare dalla libertà di stampa, dall’agenda dell’incontro tra i leader è emblematica di un imbarazzo che non può e non deve essere ignorato.
In questo momento, è di fondamentale importanza che tutto questo non passi nel silenzio. Bisogna reclamare trasparenza, un dibattito articolato e un ripensamento delle nostre alleanze strategiche. È inaccettabile che l’Italia si allinei passivamente a regimi il cui operato è incompatibile con i nostri valori. Bisognerebbe guardare a un futuro in cui la cooperazione internazionale non sia basata solo sugli interessi militari ed economici, ma anche su un genuino rispetto dei diritti umani, della democrazia e della pace. Alleanze che ignorino violazioni e veri e propri crimini contro la dignità delle persone non sono conformi a una democrazia compiuta, o che si ritenga tale.


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