L’amico dell’Italia Viktor Orban perde 1,4 miliardi di euro di finanziamenti europei quale sanzione del mancato rispetto dello Stato di diritto dell’Unione Europea. In specie per “violazioni dello Stato di diritto per quanto concerne appalti pubblici, efficacia dell’azione penale e lotta alla corruzione”. Ma c’è nelle considerazioni dell’Unione anche la condizione della libertà dei media e l’assenza dei interventi contro il lobbismo su cui già dal 2021 erano state fatte specifiche raccomandazioni. Questa decisione dimostra che la violazione dei diritti fondamentali può costare cara in ambito comunitario e, in qualche modo, rassicura circa gli approfondimenti che s stanno facendo anche sull’Italia, in materia di libertà di informazione. E’ la prima volta che un Paese Ue viene sanzionato in questo modo e ciò ha, evidentemente, un senso. La storia inizia nel 2022, quando Bruxelles annuncia di aver avviato una procedura di “condizionalità” contro l’Ungheria perché una serie di tasselli su appalti e anti corruzione non sono allineati ai parametri europei; viene sospesa per questa ragione una tranche da 1.04 miliardi di euro e la decisione poteva essere rivista e revocata entro il 31 dicembre 2024. Ciò non è avvenuto, dunque l’Ungheria ha perso quei fondi. Nulla di davvero inaspettato poiché a novembre 2021 la Commissione aveva sollevato una serie di dubbi sul sistema nazionale degli appalti pubblici ungherese, inclusa la certezza del diritto e il divieto di arbitrarietà del potere esecutivo. Inoltre a luglio 2024 era stato sottolineato che nessun passo avanti era stato fatto in materia di lotta alla corruzione e per libertà dei media, contro il lobbismo e per la promozione di uno spazio civico “sicuro”. Le analogie con l’Italia sono molte, perché anche il nostro Paese in fatto di lotta alla corruzione non è messo troppo dopo le recenti riforme sulla giustizia. E non va bene nemmeno per quanto concerne la concentrazione dei media, basti pensare a tutte le testate che hanno riferimento ad Antonio Angelucci, parlamentare di maggioranza, nonché alla leggi bavaglio poste in essere in un Paese con un elevato tasso di corruzione qual è l’Italia.
Le sanzioni economiche sono la nuova frontiera per affermare il rispetto comune dello Stato di diritto in ambito Ue. E forse l’unica e ultima speranza di fermare l’onda restrittiva dei diritti che si muove in Italia.
