Un altro giornalista condannato in Bielorussia. Nel Paese grave oscuramento dei media

0 0

Un altro giornalista, considerato prigioniero politico, condannato in Bielorussia: la sentenza è di 4 anni di carcere. Il 30 maggio, il tribunale regionale di Gomel ha emesso una sentenza contro il  freelance e storico locale Yevgeny Merkis. Merkis, già dietro le sbarre,  accusato di aver creato una formazione estremista e di avervi partecipato, nonché di aver facilitato attività estremiste in base all’attuale codice penale bielorusso.. Il caso di Merkis è stato valutato a porte chiuse dal giudice Alyaksei Khlyshchenkou. Solo l’annuncio del verdetto è stato reso pubblico. Fonti indipendenti  hanno rivelato che Evgeny pareva allegro, esteriormente aveva un bell’aspetto, con la barba rasata molto probabilmente su richiesta dell’amministrazione penitenziaria. Merkis è stato arrestato il 13 settembre 2022 a Gomel, dopo una perquisizione nella sua abitazione, durate la quale sono stati sequestrati i suoi  device elettronici. Prima del processo, è stato incarcerato nel centro di custodia cautelare di Gomel. Come altri cronisti Bielorussi in carcere, aveva coperto le azioni di protesta dopo le elezioni presidenziali del 2020 ed era stato più volte arrestato dalla polizia, multato dai tribunali e fermato per un giorno. In totale, per le sue attività giornalistiche, Merkis era già stato condannato a 50 giorni di arresto e gli erano state comminate più  di 200 multe.
Dopo che una serie di media indipendenti erano stati catalogati come formazioni estremiste, Yevhen si era impegnato nella storia locale e nelle attività storiche. Tuttavia, presto il suo “Sito di storia locale di Gomel e Gomel Oblast”, che conteneva molte informazioni uniche sulla storia locale e sulla storia della regione, è stato chiuso. Inoltre, il canale Telegram “Local Lore of Gomel and Gomel Oblast” è stato eliminato. Secondo il quotidiano di propaganda “Gomelskaya Pravda”, Yevgeny Merkis avrebbe inviato informazioni sul movimento di armi e attrezzature militari a un canale indipendente. I media propagandisti riferiscono anche che Merkis  ha lavorato per il canale televisivo Belsat, che le autorità hanno bollato come estremista. Due giorni fa è arrivata la sentenza: quattro anni di reclusione in una colonia di massima sicurezza. L’auto, il laptop e il telefono confiscati sono stati sequestrati dal tribunale e considerati “reddito statale”.

La situazione in Bielorussa è peggiorata con lo scoppio della guerra russo-ucraina, dopo la quale la repressione nei confronti dei cittadini e dei media si è acuita. La Federazione europea dei giornalisti, una decina di giorni fa, il 21 maggio, in occasione del “Day of political prisoner” in Bielorussia, ha nuovamente denunciato proprio come il sistema giudiziario sia ormai totalmente compromesso e assoggettato al potere politico e come i processi avvengano tutti a porte chiuse, proprio come è accaduto nel caso Merkis. Secondo Viasna, un’associazione  tra le più autorevoli del Paese , che si batte da 30 anni per i diritti umani, alla fine di aprile scorso in Bielorussia si contavano 1.495 prigionieri politici e oltre 3200 persone coinvolte in processi per crimini politici.  La Efj ha denunciato il fatto che ben sei membri di Viasna sono attualmente in carcere, tra cui il Nobel per la pace Ales Bialiatski, condannato nel marzo scorso a 10 anni. Secondo il sindacato dei giornalisti Bielorusso, la Baj, che è stato chiuso e si è ricostituito all’estero, 33 reporter sono dietro le sbarre per aver fatto il loro lavoro.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21