Il nero delle parole nascosto dall’abito bianco: Giorgia vs Francesco

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Lo stesso colore, il bianco, per l’abbigliamento; ma quale distanza abissale nelle parole, nei toni, nella sicumera con cui snocciolava la sua visione del mondo così distante da quella del suo interlocutore! E l’interlocutore non era uno qualunque, era Papa Francesco. Giorgia non conosce limiti quando si tratta di fare comizi e così ha fatto di fronte alla grande platea degli Stati Generali della Natalità. Arroganza da certezza del potere, confermatole da chi, avendo la spudoratezza di continuare a definirsi moderato, si ostina a non voler vedere gli attacchi ormai quotidiani alle libertà democratiche garantite dalla Costituzione.
Il tono della Meloni mentre parlava direttamente a Francesco – con linguaggio da capo partito piuttosto che da presidente del consiglio – non ammetteva correttivi. Ha fatto pensare che, se potesse, il suo personale ‘editto bulgaro’ andrebbe a colpire anche quel capo della Chiesa Cattolica così diverso dai tradizionalisti bigotti e dai fautori di scomuniche a getto continuo.

Non potendo lì, ha provveduto, direttamente e per interposta persona, a colpire alcuni dei principali esponenti di uno dei capisaldi della democrazia: la libertà di pensiero e d’opinione garantita dall’Articolo 21 della Costituzione. Primo fra tutti il fisico Carlo Rovelli, allontanato in modo vergognoso dalla Fiera del Libro di Francoforte, su disposizione del rappresentante degli editori italiani, per la sua aperta critica alla produzione e alla vendita italiana di armi. E senza che avesse mai neppure nominato il ministro della difesa, Crosetto.
Quindi l’attacco frontale alla principale azienda culturale del Paese, la Rai. In questo caso non solo per zittire e allontanare personaggi sgraditi come Sigfrido Ranucci, Riccardo Iacona, Fabio Fazio e sostituirli con nomi fidati, di sicura appartenenza alla destra, ma anche un principe degli ascolti come Amadeus, punito per il record d’ascolti del festival di Sanremo o per l’inno alla Costituzione di Benigni davanti a Mattarella?. Neppure Berlusconi era arrivato a tanto. E sembra evidente che in tutto questo ci sia anche il forte interesse di favorire Mediaset a danno della concorrente pubblica, finora sempre vincente anche sul mercato.

Cosa dobbiamo aspettare ancora per renderci conto che giorno dopo giorno questo governo di destra-destra sta accelerando verso una totale appropriazione di messaggi, parole, idee proponendo un modello di Stato e di cultura vecchio di almeno un secolo per poi affondare definitivamente il colpo andando ad intaccare i principali presidi democratici come la Presidenza della Repubblica, il Parlamento, gli organismi di controllo?
L’accorato appello di Giuseppe Giulietti va immediatamente accolto e rilanciato, non solo con mobilitazioni davanti alla Rai, alla Camera dei Deputati e al Senato, ma incontrando e coinvolgendo il maggior numero possibile di parlamentari democratici e chiamando alla vigilanza costante i Comitati per la difesa della Costituzione. Vigilare per non soccombere.


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