Grazie Fazio per i 40 anni di successi che hai portato alla Rai

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Non ho mai conosciuto Fabio Fazio personalmente, ma l’ho letteralmente visto arrivare con altri giovanissimi in Via Teulada a Roma, portato da Gianni Boncompagni al seguito di quella rivoluzione televisiva che fu “Pronto Raffaella?” nel lontanissimo 1983. Partiva la TV del mezzogiorno. I provini si facevano negli studi adiacenti al grande Studio Uno da cui trasmetteva la Carrà. Fazio era un ventenne riccioluto e piuttosto timido, ma la scintilla si accendeva quando lo facevano partire con le imitazioni! Si rideva da matti. Sono passati 40 ann i e cominciò così.
Ora che a Fazio la Rai, il servizio pubblico, non rinnova più il contratto ovviamente senza uno straccio di motivazione professionale ma per semplice e vergognosa epurazione (badate, smettiamola di parlare di lottizzazione, le epurazioni sono un’altra cosa) non serve nemmeno ricordare che ogni trasmissione di questi quattro decenni è stata un successo, con punte di ascolti vertiginose per “Quelli che il calcio”, per “Anima mia”, per tutti i 20 anni di “Che tempo che fa”, programmi voluti fortemente dai due grandi direttori di Rai 3, Angelo Guglielmi (the best) prima e Paolo Ruffini poi.

L’uscita di Fabio Fazio dalla Rai non dispiacerà a molti, ma parlo dell’establishment, non degli spettatori. Non si sa bene perché ma da alcuni ani molti, di ogni parte politica, strorcono il naso quando Fazio intervista personaggi come Obama, Macron, Lady Gaga, Pennac, Ed Shiran, e …Papa Francesco!. Per molti la spiegazione è facile e di sapore antico: invidia. Per altri snobbismo. Ma per chi governa ora è diverso: Fazio è un nemico. Continua a dare spazio alle ONG, ai preti che salvano i bambini “non della nostra etnia”, agli ecologisti che il governo vorrebbe condannare a tre anni di reclusione per uno spruzzo di vernici lavabili, fa parlare troppi giornalisti che, essendo quelli dei maggiori giornali italiani, non sono servi del governo Meloni e poi, last but not least, è amico e ospita spesso Roberto Saviano, con cui fece anche un altro memorabile programma. Per quel programma Ruffini fu cacciato dalla Rai di Berlusconi e poi riassunto per ordine della magistratura, Saviano più volte querelato e poi sempre assolto, ma la destra vera, l’estrema destra che governa oggi l’Italia, non può accettare di avere ancora Fazio nella Rai che dovrà diventare “non antifascista”.

E quindi la scadenza del contratto è un’occasione unica. Fabio se ne va, proseguirà il suo successo professionale altrove, la Rai perderà ascolti e quote di pubblicità: negli stessi corridoi di Viale Mazzini si aggira uno spettro ingombrante: ricordate quando vollero mettere Antonio Socci al posto di Michele Santoro il giovedi era? Chiusero dopo due puntate! Gli epuratori la parola professionalità e merito davvero non le conoscono e quindi devono stare un pochino attenti.


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