La lezione politica di Mattarella 

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Credo che il Presidente della Repubblica, pienamente consapevole della fase di decadimento che la vita politica italiana sta attraversando, senta quasi il dovere, da massimo custode della Carta Costituzionale, di impartire lezioni, di ammonire, di far ricordare costantemente su cosa e come è costruita la nostra democrazia.
Anche il messaggio inviato per il Congresso della FNSI va in questa direzione e bene ha fatto Beppe Giulietti, da presidente in carica della Federazione, a cogliere il senso principale dell’importante messaggio contro chi tenta in tutti i modi di limitare l’esercizio di una professione fondamentale per la tutela dei diritti dei cittadini, come previsto dall’Articolo 21 della Costituzione.
Ma quel messaggio, significativamente, quasi a voler ricordare alle istituzioni, ai partiti politici, alle imprese editoriali, che la libertà d’informazione passa anche attraverso una vera tutela, anche retributiva, di chi esercita questa delicatissima professione. Lo ha fatto citando gli articoli 35 e 36 della Carta, ricordando la necessità di un quadro contrattuale ben definito, e il rispetto dei giornalisti che devono essere retribuiti in modo proporzionato al loro impiego, ma in modo da garantire un’esistenza dignitosa e libera da condizionamenti a loro e alle loro famiglie.
Ora, perché il tema non è centrale nella programmazione politica dei partiti e dei rappresentanti del popolo italiano che siedono in Parlamento? Perché Sergio Mattarella, invece di scrivere un generico messaggio di buon lavoro, ha voluto elencare temi fondamentali per il corretto, onesto esercizio della professione? La prima parte dell’intervento, lo ha sottolineato con forte determinazione Beppe Giulietti, è stato un j’accuse gentile nei toni, ma forte nei contenuti, contro chi tenta in tutti i modi di imbavagliare o limitare la possibilità di informare o essere informati. La seconda parte è sembrata direttamente indirizzata a quanti, legiferando o facendo applicare le leggi esistenti, non devono assolutamente ignorare le norme che assicurano dignità economica ai giornalisti.
Chi lo ascolterà? Chi lo elogerà per poi dimenticarsene cinque minuti più tardi? Quale esponente dell’attuale governo farà in modo che quelle parole trovino applicazione? E dall’opposizione, chi avvierà una battaglia politica convinta su tutto quanto detto dal Presidente della Repubblica? L’appiattimento della politica su slogan accattivanti ma senza progetto stanno causando un pericoloso disamore per il controllo e la partecipazione alla vita democratica attraverso le elezioni. Il rifiuto del voto da parte degli elettori, che progressivamente sta raggiungendo cifre spaventose, dovrebbe far paura e diventare centrale nelle analisi molto di più delle valutazioni sulle percentuali ottenute nelle schede depositate nelle urne.
Possibile che non ci si renda conto, o non venga preso in considerazione il fatto che continuando così saremo progressivamente governati da oligarchie che risponderanno solo ai loro finanziatori?


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