Mrs. March, da Park Avenue all’inferno: un thriller psicologico insospettabile e incalzante

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“George March aveva scritto un altro libro. Era un grosso tomo che sulla copertina sfoggiava un vecchio dipinto olandese a olio raffigurante una giovane serva che si toccava con modestia il collo… Destinato ad essere accolto come l’opera principale di George March il libro si stava insinuando in tutte le classifiche dei bestseller e dei club di lettura…”

 

Mrs. March è una donna che sfoggia guanti verdi nell’Upper East Side comprando panini alle olive, organizzando party apparentemente perfetti con catering e prelibatezze per suo marito George, uno scrittore di successo. E’ una moglie e madre devota e sente di avere un ruolo preciso e riconosciuto nella società. Ma quando suo marito, osannato dal pubblico e dalla critica, pubblica un nuovo romanzo che da subito riscontra grande successo, tutto cambia.

Mrs. March, che non legge i suoi libri dai tempi dell’università, scopre casualmente che al centro del suo ultimo lavoro c’è una prostituta, Johanna, ostracizzata dai suoi stessi clienti. Ma quando il commento entusiasta al romanzo fatto dalla panettiera insinua in lei il dubbio che la protagonista possa essere stata cesellata sulla sua persona, ecco che nella sua mente si insinua il tarlo che il mondo di rispettabilità che la circonda sia destinato, ben presto e inesorabilmente, alla dissolvenza.

Di lei, in realtà, si sa ben poco, non si conosce neppure il nome, soltanto Mrs. March, la moglie dello scrittore; una donna oramai non più nel fiore degli anni, con diversi disturbi psicologici e identitari che affondano in un’infanzia ormai lontana in cui la madre le preferiva sempre sua sorella Lisa.

Forse è per questa ragione che per Mrs. March sono le apparenze ad avere un peso enorme, così il pensiero della gente e la sua percezione pubblica; nulla è per lei più spaventoso del giudizio degli altri.

Ben presto, dunque, il tarlo di essere lei la protagonista del romanzo alimenta una distanza verso il marito che ben presto si trasforma in odio, ritenendolo responsabile del suo disfacimento sociale. Si sente così sempre più esposta alla derisione della gente, non riuscendo più a tenere a freno le sue pulsioni autodistruttive. E così che avverte sempre più forte lo sgretolamento della sua personalità, sino all’arrivo impietoso di veri e propri stati di allucinazione. Mrs. March non distingue più il reale dall’immaginario, venendo colta dagli incubi, sino al ritorno dell’amica immaginaria Kiki, che già l’aveva accompagnata in passato: “Quando quella sera era entrata nella vasca con lei, Mrs. March si era sentita travolgere da un’ondata di collera, seguita da qualcosa di più disperato. Aveva supplicato Kiki di andarsene e non tornare mai più, ma lei, testarda, si era rifiutata. Furibonda, Mrs. March aveva allungato le mani sul collo di Kiki e premuto così forte da conficcarsi le unghie nei palmi… ”.

Assiste a strani fenomeni nella sua stessa casa: il suo impeccabile bagno invaso dagli scarafaggi, un piccione morto nella vasca, strane telefonate… Sentendosi braccata dal mondo esterno, decide di partire, con la scusa di andare a far visita alla madre malata, per seguire le tracce di un orribile omicidio il cui autore, ne è certa, deve essere stato suo marito George, che è pronta a smascherare.

Virginia Feito con il suo romanzo d’esordio – “Mrs March. La moglie dello scrittore”, edito in Italia da Harper Collins (335pp, 19 Euro) – stupisce e affascina. L’autrice spagnola classe ’88 propone un thriller psicologico insolito, spiazzante e coinvolgente, contornato di una sottile ironia che lo tiene in equilibrio costante tra thriller e satira, estremamente sofisticato nei rimandi e curato in ogni singolo dettaglio. Una narrazione fluida, avvincente, anche grazie all’eccellente traduzione di Stefano Beretta, conduce nei meandri più cupi della psiche della protagonista, fino ad un epilogo davvero inatteso.

Notevole!


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