Presentato alla Mostra del cinema di Venezia “Il coraggio della memoria”, docufilm su strage nazifascista di Fivizzano

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«Una bella giornata per tutta la comunità fivizzanese, un punto di arrivo per la nostra storia. “Il coraggio della memoria” segna un ulteriore step che il comune di Fivizzano ha voluto fortemente sostenere per la valorizzazione della Memoria. Siamo orgogliosi di proseguire nel nostro progetto sulla scia intrapresa da Franco Giustolisi”.
Con queste parole il sindaco di Fivizzano, Gianluigi Giannetti, ha voluto sottolineare l’importanza per tutta la sua comunità della presentazione in anteprima alla Mostra internazionale di Venezia dell’anteprima del docufilm sulle stragi nazifasciste della Seconda guerra mondiale, “il coraggio della memoria”, che racconta proprio il massacro di centinaia di fivizzanesi.
Il trailer del documentario, diretto dal regista Leonardo Rosi coadiuvato da Antonella Napoli, autrice e voce narrante dei testi dell’opera, è stato presentato il primo settembre a Venezia, nell’ambito degli eventi della Mostra del Cinema che ha preso il via il 31 agosto,
Meditate che questo è stato: se è successo, vuol dire che può succedere ancora”.
Con le parole di Primo Levi, che aprono il docufilm, c’è tutta l’essenza di quest’importante opera di denuncia.
“Per me è motivo di orgoglio ma anche di un vero e proprio impegno, assunto con la consapevolezza della sua rilevanza: essere qui a Venezia e testimoniare l’importanza della memoria è solo il primo passo per portare avanti il percorso di verità e giustizia intrapreso da Franco Giustolisi, con “L’armadio della vergogna”, e dal comune di Fivizzano, “città martire” che nelle stragi nazifasciste,  perpetrate tra l’aprile e l’agosto del 1944, ha visto trucidare oltre 400 tra uomini, donne e bambini. Essere stata l’ultima vincitrice del premio intitolato a Franco mi ha investito di una responsabilità che mi spinge a continuare con determinazione sulla strada di un giornalismo che non si ferma davanti a porte chiuse e intimidazioni” ha sottolineato Antonella Napoli, giornalista d’inchiesta e direttrice della rivista Focus on Africa, nonché membro dell’ufficio di presidenza di Articolo 21.
“È stato davvero un impegno intriso di sentimenti e di emozioni. Questo lavoro ha la forza di ricordare che la memoria è coraggio. Un coraggio che ci sprona a tenere alto il baluardo di verità e giustizia che bisogna tenere alto perché, come diceva Primo Levi, “se è successo può ancora accadere” ha aggiunto Leonardo Rosi, che oltre a essere il regista del docufilm è anche compositore delle musiche.
Alla conferenza stampa è intervenuto anche il presidente della Federazione nazionale della stampa Giuseppe Giulietti che oltre a ringraziare chi ha voluto la realizzazione del docufilm sulla strage di Fivizzano ha sottolineato la necessità di “guardarlo per capire che non può esistere parificazione tra boia e vittime, tra invasori e invasi, tra camicie nere e partigiani”.
Il presidente Giulietti durante la conferenza di presentazione del docufilm sulle stragi nazifasciste di Fivizzano ha anche annunciato iniziative contro le minacce ai cronisti, perché “dopo le solidarietà servono denuncia, arresti, sanzioni” ha concluso.

Un lavoro importante quello diretto da Rosi e scritto da Antonella Napoli, che oltre del premio Giustolisi è stata insignita della Medaglia di rappresentanza della Presidenza della Repubblica, basato sulla ricostruzione degli eccidi del ‘44 nella Lunigiana, attraverso la scoperta dei documenti relativi ai procedimenti nei confronti dei criminali nazisti che li avevano compiuti, portati alla luce da Giustolisi, tra i più autorevoli giornalisti di inchiesta italiani scomparso il 10 dicembre del 2014.

Lo stesso Giustolisi è presente nel docufilm con una lunga intervista realizzata durante il processo a undici ex ufficiali nazisti chiamati a rispondere dell’accusa mossa dal Pm Marco de Paolis di concorso in violenza con omicidi contro privati nemici, pluriaggravata e continuata, perpetrati fra il 19 e il 27 agosto 1944 nella zona di San Terenzo Monti, frazione del comune di Fivizzano.

Tutti gli imputati appartenevano ad un reparto comandato, tra gli altri, da Walter Reder, condannato nel 1951 e poi graziato nel 1985.


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