Parigi chiede indagine dopo l’uccisione del giornalista francese in Ucraina

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Aveva 32 anni ed era in Donbass per accendere i riflettori sulla guerra. Il giornalista francese Frédéric Leclerc-Imhoff è stato ucciso dalla scheggia di una granata lanciata contro un convoglio umanitario mentre copriva il conflitto in Ucraina. La morte del reporter di BFM-TV ha suscitato commosse reazioni in tutta la Francia mentre la ministra degli Esteri, Catherine Colonna, in visita a Kiev, chiede la rapida apertura di un’inchiesta trasparente.
La morte del reporter è arrivata proprio nel giorno di una visita ufficiale a Kiev della ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna. La Francia «esige che venga al più presto avviata un’inchiesta trasparente per fare piena luce sulle circostanze di questo dramma», ha affermato in una nota la ministra.
«La morte di Frédéric Leclerc-Imhoff, giornalista di Bfm-tv che copriva un’operazione ucraina di evacuazione nei pressi di Severodonetsk, è profondamente scioccante. La condanno e presento le nostre condoglianze alla famiglia e ai colleghi», ha aggiunto, ribadendo l’impegno della Francia, «costante e determinato, ovunque nel mondo, in favore della libertà di stampa e della protezione dei giornalisti e di tutti coloro la cui espressione contribuisce alla libera informazione e al dibattito pubblico».
Anche l’emittente francese Bfm-tv ha confermato «con immenso dolore» la morte del suo giornalista e videomaker Frédéric Leclerc-Imhoff, raggiunto «dalla scheggia di un obice mentre seguiva un’operazione umanitaria su un veicolo blindato» sulla strada di Lysychansk. Era accompagnato dal collega Maxime Brandstaetter, rimasto «leggermente ferito» e dalla collaboratrice ucraina Oksana Leuta, rimasta illesa.
Su Twitter anche il commento del Presidente Nazionale della Stampa Italiana, Giuseppe Giulietti «si allunga la lista dei giornalisti uccisi da Putin che non ha mai sopportato le luci dell’informazione». Anche l’inviato speciale della Rai, Giammarco Sicuro, ha affidato ai social la preoccupazione per una guerra che sembra aver preso di mira i giornalisti «Non ho mai incontrato Frederic, ma con lui ho condiviso, più volte, le stesse strade e l’identica missione. Per questo la sua terribile morte mi sconvolge e conferma, ancora una volta, che i convogli umanitari tra Severodonesk e Lysychansk sono da tempo un obiettivo».
Intanto la procura antiterrorismo francese ha aperto un’inchiesta per crimini di guerra sulla morte del giornalista.

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