Usare il fumetto per liberare le periferie dalle incrostazioni dei luoghi comuni

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“Devi vedere la serie Strappare lungo i bordi, di Zerocalcare su Netflix” Me lo dice la mia giovane amica, una persona colta, insegnante (precaria), esperta di musica e cantante, sempre attenta alle novità artistiche. Anche se non amo le piattaforme, né leggo fumetti da tempo, sono troppo curioso per non accettare il suo invito. Vedo due episodi (durano non più di 20 minuti) e rimango colpito dalla profondità abrasiva di questo autore. Che con i suoi fumetti fa un’analisi della marginalità urbana di Roma con una precisione laser, perché è vissuto a Rebibbia e la sa raccontare.

Non bisogna farsi ingannare dall’uso del dialetto – un neo-romanesco così diretto e sincopato rap che in certi passaggi faccio fatica a capire;  né dalla scelta del minimalismo borgataro che Zerocalcare usa per le sue cronache minori. Infatti, dietro a questa provocazione comunicativa, ci sono analisi psicologiche e antropologiche molto più credibili di quelle esalate nei convegni sul disagio urbano. Questo perché Michele Rech (il vero nome dell’artista) è un intellettuale in felpa, che ha fatto un percorso di comprensione sofferto in prima persona. E usa il fumetto per liberare le periferie dalle incrostazioni dei luoghi comuni. Zerocalcare, appunto.

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