Ed ora, Carlo Fuortes nel fortino dei partiti

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Ed ora,  naufragato nella propria intrinseca mediocrità il tentativo di tesserarlo per  i partiti dei vari  sindaci che lo hanno nominato e confermato alla guida dell’opera di Roma, Carlo Fuortes si trova d’ improvviso  solo  nel suo ufficio di amministratore delegato della RAI di  viale Mazzini. Solo    tra i partiti , rappresentati  da  un consigliere d’amministrazione a testa, con il conforto morale della neoeletta presidente,  Marinella Soldi.   Che quando i partiti sostengono  “ fuori i partiti dalla RAI” ( lo hanno fatto  tutti, prima o poi),  non siano propriamente sinceri e convinti lo dimostra la votazione  in Commissione di vigilanza, non priva di aspetti perfino  grotteschi : il partito al quale non è stato consentito di seguire gli altri là dove  i partiti non dovrebbero esserci,  invoca indignato  l’intervento del capo dello Stato,  perché sia rimosso un autentico vulnus , addirittura   costituzionale.  Il vulnus del proprio  mancato ingresso, impedito dagli altri.  Fuori i partiti dalla Rai : lo dicono, oltre ai partiti ,  le norme , il buon senso, decisioni  giurisprudenziali, a partire dalla Consulta,  lo stesso  certificato naturale   di proprietà collettiva e indivisibile dell’informazione pubblica . I partiti, del resto,  sono gli stessi che non esitano a riempire  di anime fedeli e militanti  organismi dal nome sonante di autorità indipendenti:  notoriamente indipendenti , del resto, quelle stesse anime dovrebbero essere  per  le leggi istitutive delle stesse authority.

Si  sospetta, si presume, si legge,  per alcuni  si sa per certo , che alla prima riunione utile del Consiglio il  nuovo amministratore delegato sarà invitato , non necessariamente con le buone, a   tenere  conto della volontà dei partiti nel nominare i nuovi titolari dei maggiori incarichi giornalistici e amministrativi. Un  pacchetto completo,   pronto per l’uso,  pensano i maligni, che in questa materia spesso coincidono coi i ben informati :  perché l’ ordinaria , reciproca  avversione che allontana i partiti l’uno dagli altri si dissolve di regola  nei momenti felici  della ripartizione dei bottini più ghiotti . Così succedeva nei momenti in cui si trattava del finanziamento pubblico dei partiti:  chi ha memoria parlamentare ne ha ricordo indelebile. Così  continua ad essere  nei  momenti eccitanti  delle nomine in Rai.

Andasse a finire così, ripiomberemmo  nell’ insuperabile, desolante  realtà di una  la Rai  gestita direttamente e malamente dai partiti ; dell’ immagine di Draghi finalmente, secondo molti, sciupata e malridotta;    del “povero” Carlo Fuortes ridotto e umiliato  portavoce  della pretesa  dei partiti a governare in tutte le stagioni  l’informazione  pubblica,  con il metodo tradizionale della spartizione delle spoglie. Infine, ma non ultimi, gli italiani  :  spogliati , ancora e forse definitivamente ,  di un altro pezzo del loro patrimonio pubblico . Un pezzo fondamentale per la formazione del consenso,  attraverso una informazione corretta e davvero plurale.  Difficile  non essere con il nuovo amministratore, ma soprattutto con la sua missione  , garantita da Draghi, di staccare tentacolo per tentacolo la piovra dei partiti da un  servizio che di pubblico ha ben poco , se si esclude   il contributo economico degli italiani . Al costo delle dimissioni, anche   prima di cominciare , se necessario .

montesquieu.tn@gmail.com


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