Non passa giorno, oramai, senza morti sul lavoro

1 0

Troppe le famiglie che piangono perché il loro caro non fa più ritorno a casa, e tanti di questi sono giovani…tanti i nostri cari costretti ancora a lavorare senza la certezza e la sicurezza di cambiarsi a fine turno e tornare a casa.

Sono mariti, padri, madri, figli, che varcano l’uscio per lavorare, per assicurare un presente e un futuro dignitoso a se e alla propria famiglia, contribuendo allo sviluppo del nostro Paese, un Paese che non fa abbastanza per proteggerli.

Occorre un coordinamento delle molte istituzioni che si occupano di vigilanza e prevenzione. Una migliore formazione e soprattutto addestramento, a cominciare dalla scuola e rafforzare il ruolo degli rls.

Ancora sono tanti, troppi, a chiamare questi morti con il termine ipocrita, “morti bianche”.Un termine che andrebbe abolito, perché è un insulto ai familiari e alle vittime del lavoro.Non c’e’ mai nulla di bianco in una morte sul lavoro. Come dicevo nella mia poesia, le chiamano “morti bianche”, perché l’aggettivo bianco allude all’assenza di una mano direttamente responsabile dell’accaduto, invece la mano responsabile c’è sempre, a volte più di una. “Le chiamano “morti bianche”, ma non lo sono mai”.

Con molta fatica, cerco di sensibilizzare su queste tragedie, monitorando le tante, troppe morti sul lavoro che ci sono ogni giorno in Italia.Molto spesso si parla sempre e solo di numeri, quando muore un lavoratore, ma vorrei chiedere di non fermarsi alla fredda statistica. Sono persone e non numeri, che avevo dei familiari, degli affetti, degli hobby, una vita. E’ giusto ricordarlo, perchè solo così’ è possibile restituirgli un pò di dignità.

Oltre alla tante, troppe morti sul lavoro, ci sono le tragedie di chi rimane gravemente infortunato e invalido, di cui si parla troppo poco.

Pure io, come tanti, ho finito le parole di fronte a queste stragi sul lavoro, ma non ho perso la capacità di indignarmi.

Quella dobbiamo sempre mantenerla, altrimenti rimane solo il silenzio di fronte a queste tragedie, e questo non è accettabile.

Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21