Inchieste, vaccinazioni, propaganda: lo sfascio della sanità sarda

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Politica di servizio. Ma per chi? La risposta che viene dalla giunta regionale sarda è desolante.

Cominciamo dall’inizio, che sembrava promettente. Più o meno un mese fa,   in Sardegna, sulla base dei confortanti dati sulla diffusione della pandemia, venne istituita la prima e unica ‘Zona Bianca’. Il presidente della Regione, il sardista Christian Solinas, si vantò con orgoglio del risultato ottenuto dalla sua amministrazione, così come il suo assessore alla sanità, Mario Nieddu,  al bavero la spilla d’oro  ‘Alberto da Giussano’, pienamente sostenuto da Salvini e dal plenipotenziario della Lega nell’isola, Zoffili

Durò poco. Mentre quasi tutto il resto d’Italia ha migliorato lentamente ma progressivamente la campagna di lotta al virus, la Sardegna è precipitata in zona rossa. Di chi la colpa? Ovviamente solo ed esclusivamente dei cittadini ai quali il senza vergogna Solinas ha rivolto un accorato appello, ignorando del tutto le responsabilità nell’aver omesso qualunque controllo che facesse capire che ‘Zona Bianca’ non voleva dire ‘Liberi Tutti’.

Sulla scia di quel precedente, evidentemente paradigmatico, ecco quali altri eventi continuano a contraddistinguere, quotidianamente, la gestione della sanità nell’isola.

1) La magistratura oristanese ha aperto un fascicolo per omissione d’atti d’ufficio, peculato ed altri reati a carico di 15 tra medici e infermieri che, ignorando bellamente le rigide disposizioni governative, hanno pensato bene di vaccinare parenti, amici, conoscenti, persone influenti, trascurando over ottanta e ‘soggetti fragili’. Tutto questo mentre la Sardegna era all’ultimo posto in Italia per numero di vaccinazioni, con una consistente scorta da inoculare agli aventi diritto ferma nei depositi.

2) La piattaforma sulla quale gli ultrasettantenni possono chiedere di prenotarsi per potersi vaccinare contiene un paragrafo netto, che è limitante definire discriminatorio: non sono ammessi all’iscrizione i portatori di esenzioni per patologie. Devono attendere la chiamata dell’Ats. Ma cosa ne sa l’Ats  delle mie patologie se non sono in cura in una struttura sanitaria, ma vengo seguito solo dal mio medico di famiglia? Ti aspetteresti, almeno, un coinvolgimento di questa figura professionale. Invece niente, non ne sanno assolutamente nulla. Tanto che un medico ha consigliato ad un suo paziente: ‘Ma non conosci nessuno in ospedale o in un centro di vaccinazioni?”.  I cosiddetti ‘soggetti fragili’ qui non hanno diritto di cittadinanza, a meno che, come nella peggiore tradizione italica, non abbiano ‘santi in paradiso’.

3) Mentre i contagi continuano a salire, soprattutto nel nuorese, in conseguenza, molto probabilmente, della ‘picchettate’, degli ‘spuntini’ che raccolgono decine di persone in campagna senza che nessuno vigili, manager, politici, dirigenti sanitari hanno pensato bene che quella stessa pratica potesse essere copiata in una struttura ricettiva del medio Campidano: le Terme di Sardara. Si sono riuniti in quaranta, in totale dispregio delle norme vigenti e, senza distinzioni di colori di maglietta, si sono abbandonati ad una bella abbuffata, durante la quale parlare di spartizione di poltrone, anche alla luce delle nuove province reinventate dal Consiglio Regionale. E’ arrivata una pattuglia della Guardia di Finanza e di quei 40 ne ha identificato solo 19, mentre gli altri si davano alla fuga. Bagarre in Consiglio Regionale perché il Presidente della Regione si rifiuta di riferire, tanto che si è giunti ad una parziale occupazione dell’aula. Forse se ne  sarebbe tratto un segnale più forte se la stessa sensibilità i deputati regionali l’avessero mostrata per denunciare lo sfascio della sanità sarda in cui non c’è certezza del diritto.

4) Sfascio, ma non per destinare consistenti finanziamenti, organizzativi e pubblicitari, alla campagna denominata ‘Sardi e Sicuri’ destinata, con scopo evidentemente propagandistico, a far eseguire i tamponi rapidi – con tutta la ridotta affidabilità che hanno – in vari centri dell’isola. La cosa più ‘sicura’ sono i denari andati ai pubblicitari, ai giornali con le paginate intere occupate da facce contente, mentre il personale che sarebbe meglio impiegare nel piano vaccinale è utilizzato ancor oggi per eseguire i tamponi.

5) Tutto questo mentre tanti centri dell’interno dell’isola sono senza medici di base, mentre si stanno di nuovo formando code interminabili di ambulanze davanti all’ospedale San Francesco di Nuoro, ormai alla saturazione, mentre i pazienti sono costretti a restare per ore nelle stesse ambulanze, con il record per una donna che vi ha trascorso continuatamente 24 ore.

Questi i fatti per dare una risposta alla domanda iniziale. Se fossimo nel pieno rispetto delle regole della democrazia, non dovremmo cominciare a chiederci se questo modo di intendere la sanità non è in piena violazione del dettato costituzionale?

Ottavio Olita, portavoce Articolo Sardegna


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